Da tre anni CNA, in collaborazione con l’ufficio studi della Camera di Commercio, monitora ogni tre mesi i principali indicatori relativi allo ‘stato di salute’ delle aziende modenesi con meno di 50 dipendenti.

Queste statistiche hanno consentito a CNA di trarre un bilancio triennale sull’andamento dell’economia per quanto riguarda le piccole imprese, e si tratta di uno spaccato interessante, perché i dati che ne emergono sono piuttosto significativi. Scopriamo, infatti, che nel triennio 2002/2004 (variazione della produzione al 31 dicembre 2004 sui valori al 31 dicembre 2001) le piccole aziende modenesi hanno fatto un passo indietro, registrando un -1,65% nella produzione ed addirittura un – 6% nell’occupazione. L’aumento registrato dal fatturato (+2,65%), è solo apparente, perché questo non sconta l’andamento dell’inflazione, che, per quanto bassa, in due anni è stata sicuramente superiore.

Si tratta ovviamente di una situazione diversa a seconda dei settori. L’analisi triennale conferma innanzitutto la profondità della crisi nel tessile. L’abbigliamento, infatti, nei tre anni 2002/2004 ha fatto registrare pesanti segni negativi tanto nella produzione (-19,6%), quanto nel fatturato (-42,7%) e nell’occupazione (-11,7%). Ma va addirittura peggio nella maglieria, con la produzione crollata del 35,85%, il fatturato sceso del 41,65% e l’occupazione diminuita del 14,55%. Del tutto lecite, quindi, le grida d’allarme che giungono dalle imprese del settore, dove continuano a crescere lo alcune imprese eccellenti che hanno saputo dotarsi di una “rete” valida ed efficiente.

Diversa la situazione nella meccanica, dove distinguiamo i prodotti in metallo (produzione 0,0%, fatturato +1,6%, occupazione -4,4%), e le macchine utensili (produzione +12,1%, fatturato + 44,65%, occupazione +0,5%). Si tratta di numeri che, tenendo conto del peso assai significativo della meccanica nell’economia modenese, spiegano la sostanziale tenuta del nostro sistema produttivo. Specialmente il comparto delle macchine utensili è riuscito a reggere ottimamente il confronto con un contesto globale piuttosto difficile.

Anche l’alimentare è un settore che ha ottenuto negli ultimi tre anni ottime performances, anche se verso la fine del 2004 il suo andamento si è un po’ affievolito, mantenendosi pur sempre su alti livelli, come testimoniano le cifre: produzione +19,55%, fatturato +36,5%, occupazione -5,35%.

Altro settore sicuramente positivo è il biomedicale, che pure negli ultimi mesi ha subito un rallentamento, comparto che si è attestato al +3,2% per ciò che riguarda la produzione, -2,2% per il fatturato, +6,5% nell’occupazione. Ciò che desta qualche perplessità è l’assottigliarsi dei margini di profitto per ciò che riguarda la concorrenza internazionale.

Gli ultimi due settori presi in esame sono caratterizzati da una modesta incidenza delle piccole imprese. A cominciare dalla ceramica, essenzialmente terzo fuoco e decori, comparto in cui le cose paiono andare abbastanza bene (produzione +15,3%, fatturato +12,3%, occupazione -10,4%). Si tratta di imprese industriali nelle quali la politica di riduzione dei costi si è concentrata sulla contrazione della mano d’opera e nell’acquisizione di tecnologie avanzate. Di tutt’altro segno la situazione nelle piccole imprese che producono mezzi di trasporto, condizionate dal segno meno (produzione -16.9%, fatturato -18,7%, occupazione -20,9%). E’ una situazione nella quale alcune posizioni positive fanno il paio con altre negative, come peraltro accade nella grande industria (basti pensare a Ferrari e Carrozzeria Autodromo).

E chiudiamo con le altre industrie manifatturiere, un comparto dove troviamo un po’ di tutto, dall’elettronica all’informatica, al legno, condizionato da un clima sostanzialmente buono (produzione +22,8%, fatturato +0,8%, occupazione -3,3%).