La Provincia autonoma di Bolzano resta la regione italiana più ricca, la Calabria quella più povera. Lo dice Eurostat, l’ufficio europeo di statistica, che oggi ha reso noto la classifica delle regioni dell’Unione europea in base al prodotto interno lordo per abitante nel 2002, espresso in termini di potere d’acquisto.


La fotografia complessiva, nella sostanza, ricalca quella dello scorso anno, relativa al 2001, con la regione di Londra (Inner London) al primo posto nell’Europa a 25, seguita da Bruxelles capitale e Lussemburgo, mentre tra le dieci regioni più povere sei sono polacche.

Nel quadro riferito all’Italia, Eurostat indica che il nord-ovest va meglio del nord-est. Con la provincia autonoma di Bolzano (160% di pil pro-capite considerando 100 la media Ue), al secondo posto per ricchezza si conferma la Lombardia, seguita dall’Emilia Romagna, dalla Valle d’Aosta e dalla Provincia autonoma di Trento.
In coda invece ci sono ancora Calabria, Sicilia, Campania e Puglia, tutte e quattro con un pil pro-capite inferiore al 75% della media Ue e quindi con la possibilità di continuare a beneficiare, anche dopo il 2007, dei fondi europei destinati alle regioni povere che nella nuova politica di coesione saranno inserite nell’obiettivo ”convergenza”.
Al centro Italia, il Lazio e la Toscana, che superano la media italiana (109%), vanno un pò meglio dell’Umbria e della Marche, entrambe, tuttavia, con pil pro-capite superiore alla media europea.

Bolzano non solo si conferma la regione più ricca d’Italia, ma resta saldamente inserita anche tra le dieci regioni più ricche dell’Ue-25 dove figura all’ottavo posto, dopo Londra, Bruxelles, Lussemburgo, Amburgo, la regione parigina dell’Ile de France, Vienna e tre contee inglesi (Berkshire, Buckinghamshire e Oxfordshire).
Le regioni più povere sono invece tutte dei nuovi dieci paesi entrati a far parte dell’Ue. Non c’è una regione polacca con un pil pro-capite superiore al 75% della media europea. Un andamento superiore alla media, nei nuovi paesi Ue, si rileva a Praga nella Repubblica Ceca (152%) e a Bratislava in Slovacchia (120%), ma anche in questi paesi il resto delle regioni ha un pil pro-capite di molto inferiore al 75% della media Ue e dunque tali da poter accedere ai fondi europei.