La fotografia scattata dal Rapporto sulle economie e sulle società locali, realizzato da Unioncamere, è quella di una Italia che non si arrende alle logiche del declino ma che, al contrario, si sta trasformando ed evolvendo. Investire nell’innovazione, elaborare e rafforzare l’identità, attrarre competenze e conoscenze, questa le priorità strategiche per l’Italia di domani.

La catena del valore dell’innovazione, realizzata nel Rapporto, produce infatti un’analisi del percorso innovativo dei territori e identifica le risorse materiali ed immateriali per la creazione di valore aggiunto in quel contesto, per rilevare, regione per regione, le diverse vie all’innovazione che contraddistinguono le vocazioni specifiche e i modi in cui esse influenzano e danno forma ai processi innovativi locali.

I dati confermano la concentrazione del potenziale innovativo nelle regioni del Nord e del Centro del Paese (Lombardia, Piemonte, Friuli e Veneto, Emilia Romagna e Toscana, Lazio), che costituiscono il nocciolo duro dell’Italia dell’innovazione. All’interno di questo gruppo Lombardia, Emilia Romagna e Lazio guidano la classifica (se si considera pari a 100 la media Italia, queste due regioni ottengono un punteggio pari rispettivamente a 121, 116 e 111), con Milano e Roma che si confermano cittàsistema con una forte vocazione direzionale, mentre l’Emilia Romagna presenta un profilo ricco di varietà territoriale.

Il secondo gruppo delle regioni più innovative (Friuli, Veneto, Piemonte e Toscana, con un punteggio omogeneo compreso tra 108 e 111) allinea territori abbastanza diversi fra loro: si tratta di aree contraddistinte da coesione sociale ed economica, ma anche da modelli di sviluppo fra loro relativamente diversi, come emerge dalla distribuzione delle province appartenenti a queste regioni.

Segue un terzo gruppo di regioni che si posiziona appena al di sotto della media nazionale; tale gruppo è a sua volta diviso in due: Trentino Alto Adige e Marche sono perfettamente in linea con la media italiana; Sardegna, Abruzzo ed Umbria seguono a qualche distanza (con un punteggio compreso tra 90 e 92).

La classifica è chiusa da quattro regioni (Campania, Calabria, Sicilia e, ultima, la Puglia), caratterizzate da un potenziale innovativo ancora non adeguatamente sfruttato e da un punteggio che varia tra 70 e 80.