Martedì notte l’assalto in una villetta a schiera del modenese; la sera successiva, a Bologna, l’arresto da parte della polizia, prima di un possibile altro furto. E’ durata solo 24 ore la fuga della banda di sei albanesi (uno dei quali minorenne) che l’altra notte hanno derubato una famiglia di Marzaglia.

In manette, con le accuse di furto aggravato, detenzione illegale di armi e ricettazione, sono finiti Aurel Malaj ed Emiliano Lazaj, entrambi diciottenni, Rigest Alibeaj, 21 anni, Andrea Nikolla e Klodian Haxhiu, 23 anni, e il sesto giovane, di 17 anni, tutti clandestini. Mentre marito, moglie e figlia stavano dormendo, i ladri si erano introdotti nel garage e poi nell’abitazione.
Dopo avere forzato un armadio blindato, dove erano regolarmente custoditi, hanno rubato tre fucili da caccia con ottiche di precisione, una costosa tuta da motociclista e altri oggetti di valore, per poi allontanarsi sulla Mercedes C270 del padrone di casa. Quando l’uomo, che ha 53 anni, si è svegliato per il rumore, i malviventi si erano già dati alla fuga con il bottino.

Dopo la denuncia alla questura di Modena, le ricerche dell’auto sono state estese anche a Bologna, dove mercoledì notte le ‘volanti’ del 113 hanno intercettato la Mercedes, a un distributore di benzina in via Enrico Mattei. Alla vista dei lampeggianti, i quattro albanesi che si trovavano sull’auto hanno cercato di fuggire a piedi: Lazaj e Nikolla sono stati bloccati subito, mentre gli altri due sono riusciti a scappare, anche se per poco. La polizia è infatti risalita ad alcuni appartamenti dove il gruppo alloggiava. Parte della refurtiva era nell’abitazione, mentre i tre fucili e la tuta da moto sono stati trovati nel bagagliaio di una Fiat Punto, anch’essa rubata, parcheggiata dall’altra parte della città, in via Biancolelli. Il sospetto della polizia, che ha sequestrato anche vari arnesi da scasso, è che la banda stesse già organizzando altri ‘colpi’ in abitazioni, e che non fosse nuova ad episodi di questo tipo. Il Pm di turno, Valter Giovannini, ha infatti autorizzato la diffusione delle foto degli arrestati, che potrebbero essere riconosciuti dalle vittime di altri ‘colpi’.