Tra le 150 persone indagate, facenti parte di tredici paesi Europei componenti una ‘comunita’ virtuale’ che sulla rete Internet divulgava materiale pedo-pornografico c’e’ anche un reggiano residente nella Bassa. A casa sua i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Guastala coordinati dal Tenente Guido Cioli all’alba di questa mattina hanno sequestrato un pc e circa 600 supporti informatici, parte dei quali contenenti materiale pedo-pornografico.

L’indagine era partita dai Carabinieri del reparto Operativo di Roma circa un anno fa, dopo l’individuazione ed il sequestro di un sito italiano che, adottando sofisticate tecniche di camuffamento, distribuiva immagini pornografiche di bambine. La successiva fase investigativa, condotta dalla speciale Sezione Criminalita’ Informatica del Nucleo Operativo di Roma, aveva permesso di accertare come l’indagato reggiano fosse in realta’ parte di una piu’ vasta rete internazionale di pedofili che avevano creato una comunita’ virtuale sulla rete Internet. Lo strumento telematico utilizzato si chiama Bulletin Boards of System (BBS); per questo motivi i militari dell’Arma hanno chiesto l’apertura di una procedura di cooperazione nell’ambito dell’Unione Europea che ha coinvolto ben 13 Paesi, dando vita alla piu’ imponente operazione anti-pedofilia mai coordinata da Europol. Inizialmente le indagini reggiane erano puntate su un pensionato 55enne intestatario della rete telefonica attraverso la quale avvenivano le connessioni. Tuttavia, in conseguenza dell’attivita’ eseguita all’alba di oggi dai Carabinieri del Nucleo Operativo di Guastalla, il figlio 30enne dell’uomo residente con il padre ha ammesso la paternita’ di quanto sequestrato dai Carabinieri, motivo per cui rimarra’ indagato al posto dell’ignaro padre nell’ambito del procedimento che ha visto impegnata l’Arma reggiana.