Conferma di un momento negativo per l’industria regionale arriva dall’indagine congiunturale di Unioncamere sul primo trimestre 2005: meno 1,2% la produzione manifatturiera in volume (meno 0,5% nei 12 mesi precedenti), meno 1,3% il fatturato (meno 2,2 in Italia). Cresce solo quello delle aziende con oltre 50 dipendenti e nel settore della meccanica. Nettamente negativi i dati del settore tessile e abbigliamento: meno 8,2% la produzione, meno 8,4% il fatturato e meno 7,9 gli ordini.


Anche la domanda e’ in calo dell’1,6% (meno 2,5% in Italia) mentre l’export e’ sceso dello 0,4% (meno 1 Italia). Ad accrescere le preoccupazioni ci sono i dati sulla produzione artigianale in discesa del 3,4% ed anche il settore delle costruzioni ha registrato un andamento negativo con un volume di affari in flessione del 3,2%. Il totale delle vendite al dettaglio porta un meno 0,8 con un dato positivo solo per gli iper ed i grandi magazzini. Negativo infine per 432 unita’ il saldo fra aziende iscritte e cancellate nel registro delle imprese.


L’indagine conferma dunque in pieno le difficolta’ anche per una economia tradizionalmente dinamica come quella dell’Emilia-Romagna in cui tengono meglio le imprese del settore elettromeccanico capaci di produzione di piu’ elevata tecnologia e quelle con dimensioni piu’ grosse, ”piu’ strutturate” – ha spiegato il segretario generale di Unioncamere Ugo Girardi che ha presentato l’indagine insieme al direttore generale di Carisbo Maria Lucia Candida – e quindi piu’ in grado di reggere la competizione all’estero e sui nuovi mercati.

Sul fronte delle previsioni l’indagine stima una modesta crescita dell’1,2% su base annua, uguale a quella stimata per l’Italia. Quindi il tono resta improntato al pessimismo e non si ”intravvede l’uscita dal tunnel”.


A portare qualche speranza che la tendenza si possa invertire ci sono invece alcuni dati sul credito. In particolare quelli sul breve termine, il cui utilizzo deriva in genere dalle imprese – ha spiegati Lucia Candida – che sono aumentati su base annua dell’1,3% in gennaio e del 2,6% a febbraio. Le province in cui ”il cavallo ha bevuto di piu” sono quelle romagnole: Ravenna + 4%, Forli’-Cesena 8,9% e Rimini (5%). L’unica negativa e’ Parma (meno 0,3%).

Sul fronte delle sofferenze siamo al 2,8% (se si esclude la provincia di Parma, gravata dal caso Parmalat) contro il 3,55% del nord-est e del 4,3% italiano. Resta il dato negativo che anche in Emilia-Romagna calano i crediti erogati per investimenti e macchinari. Ammontavano a 4.910 mln nel 2002, sono scesi a 3.667 nel 2003 ed infine a 3.123 nel 2004 (meno 36% rispetto a due anni prima). In questa quota cresce la parte che deriva dall’edilizia. Il che conferma il ruolo trainante di questo settore, ma anche che e’ difficile pensare ad un sviluppo solido dell’economia regionale se non ci sara’ una ripresa vera dell’industria di alto livello.