Quindici ordinanze di custodia
cautelare – 13 in carcere e due arresti domiciliari – 23 perquisizioni e il sequestro preventivo di tre circoli – di cui uno a Bologna e due sulla Riviera Romagnola – dove veniva praticato il gioco d’azzardo. La Dda di Bologna, in seguito a indagini del Reparto operativo dei Carabinieri e delle Squadre mobili di Ravenna e Bologna, ha sgominato una organizzazione criminale di origine calabrese che gestiva il controllo delle bische clandestine in Emilia Romagna.

Il controllo avveniva attraverso intimidazioni e minacce ai gestori dei vari circoli, ma anche costringendo questi ultimi al pagamento mensile della “cagnotta”, ovvero di una lauta percentuale (fino al 40% degli “incassi”) in cambio di protezione.
Le indagini partirono dall’omicidio – il 14 luglio 2003, a Pinarella di Cervia – di un pregiudicato cervese, Gabriele Guerra, 42 anni, ucciso con 15 colpi di mitraglietta: l’uomo fu cosi’ “punito” in quanto aveva deciso di aprire autonomamente una propria casa da gioco clandestina. In seguito all’omicidio, le indagini portano alla luce una vera e propria organizzazione criminale, culminata in mattinata con la raffica di arresti eseguiti nelle province di Ravenna, Bologna, Brindisi, Catanzaro, Cosenza, Crotone, Forli’-Cesena, Milano e Rimini, che hanno visti impegnati oltre 200 uomini delle Forze dell’Ordine.

Tra i reati contestati, l’associazione a delinquere di stampo mafioso, finalizzata all’estorsione e al gioco d’azzardo. Alcuni degli arrestati devono anche rispondere dell’accusa di omicidio in relazione all’esecuzione di Guerra, per la quale il 17 novembre 2003 era gia’ stato arrestato a Bologna, dove si era rifugiato, il latitante Francesco Mellino, presunto esecutore materiale, ritenuto dagli inquirenti elemento di spicco della famiglia mafiosa “Vrenna” di Crotone. Del concorso in quel delitto sono ora accusati anche altri tre arrestati, l’albanese Dritan Belegu, 35 annui, di Durazzo; Francesco Cardamone, detto Francuzzo o Matteo, 31 anni, originario di Crotone; Saverio Masellis, detto Rino, 40 anni, anche lui originario di Crotone.


L’operazione della Dda di Bologna – ribattezzata “Bastiglia” in riferimento alla data delle indagini il 14 luglio 2003 – ha portato al sequestro preventivo di alcuni noti circoli dove si praticava anche l’attivita’ del gioco clandestino: il Circolo Fotoamatori di Rimini, il Circolo del Mare di Riccione, e il Circolo Giochi e Divertimenti di Bologna, attivo da alcuni anni nel capoluogo emiliano.


Terminali dell’organizzazione, secondo gli inquirenti, erano i fratellastri Mario Domenico Pompeo e Maurizio Antonio Tallarico, di 52 e 36 anni, originari di Capo Rizzuto (Crotone), arrestati in provincia di Milano e accusati anche dell’omicidio di Guerra. Ai vertici, Saverio Masellis, 40 anni, originario di Crotone, da tempo insediatosi nel riccionese, ma anche i Mellino. Tra gli altri arrestati, il pesarese Massimo Aureli, 58 anni; il ferrarese Luigi Callegari, 47 anni, e Celso Zanetti, 56 anni, originario di Meldola; i pugliesi Michele Mascolo, 28 anni di Bisceglie, e Francesco Urso, 63 anni, quest’ultimo di Ceglie Messapica; infine i crotonesi Domenico Bumbaca e Aldo Giovanni Mellino, di 33 e 55 anni. Agli arresti domiciliari sono finiti il bolognese Stefano Carrara, 50 anni, residente a Minerbio e Gianbattista Mongardi Fantaguzzi, 47 anni, originario di Faenza(Ravenna). Secondo polizia e carabinieri, l’organizzazione era attiva fin dal 1999 nelle province di Ravenna, Forli’, Rimini Bologna e Milano. Risalgono infatti all’agosto di quell’anno i primi attentati – esplosione a scopo intimidatori di numerosi colpi d’arma da fuoco contro le vetture di alcuni giocatori d’azzardo – avvenuti nei pressi di un circolo del ravennate. Nel 2003 un episodio simile di intimidazione prese di mira un circolo forlivese, verso il cui portone furono sparati numerosi colpi di pistola. I lauti proventi del controllo del gioco d’azzardo in Riviera – alcuni giocatori vedevano volatizzarsi in una sera cifre fino a 40.000 euro – venivano poi reinvestiti anche in attivita’ lecite, ad esempio in edilizia. Nel 2004 venne arrestato a Riccione anche un altro membro dell’organizzazione accusato di detenzione e spaccio di ecstasy e di falsificazione di carte di credito.


Secondo gli investigatori, era proprio ai vertici dell’organizzazione calabrese che si riferiva l’attrice Serena Grandi – coinvolta in passato in un’inchiesta per droga – nell’intercettazione telefonica in cui diceva di far riferimento a “boss pazzeschi” in Riviera Romagnola.