I sindacati modenesi del pubblico impiego sono solidali con i magistrati per lo sciopero, in programma domani, giovedì 14 luglio, proclamato dall’Associazione Nazionale Magistrati.


“Questo sciopero rappresenta l’ennesima manifestazione di dissenso sulla gestione del sistema giudiziario del nostro Paese – affermano Vincenzo Santoro (Fp-Cgil), Giancarlo Vitelli (Fps-Cisl), Luigi Febbraro (Uil P.a.) e Rosa Maria Fino (Sag. Unsa) a nome delle rispettive segreterie provinciali -. L’iniziativa di protesta dei magistrati mette in evidenza la sofferenza che si registra nei confronti di chi crede che le problematiche del sistema giudiziario possano essere risolte esclusivamente con una riforma che mira a ledere l’autonomia della magistratura e, peggio ancora, contrasta con la Costituzione senza affrontare con la dovuta razionalità e consapevolezza le cause che determinano la lungaggine dei procedimenti giudiziari”.

I sindacati ricordano che per queste ragioni i lavoratori che operano negli uffici giudiziari dell’Emilia-Romagna il 1° luglio scorso hanno effettuato in tutte le città capoluogo – anche a Modena – manifestazioni di protesta per denunciare la grave carenza di organico alla quale si tenta di far fronte con lavoratori precari che non ottengono garanzie per il loro futuro lavorativo. La continua erosione delle risorse economiche non consente neanche di acquistare il materiale di cancelleria e le condizioni degli edifici giudiziari, sia per la posizione logistica che per la condizione abitativa, non corrispondono ai minimi criteri di decorosa abitabilità.

“Si pretende di organizzare il sistema giudiziario senza avere la vera consapevolezza delle sue problematiche. Per queste ragioni – concludono Fp-Cgil, Fps-Cisl, Uil P.a. e Sag. Unsa – esprimiamo solidarietà alla protesta indetta dall’Associazione Nazionale dei Magistrati, considerata la comune certezza che una seria riforma della giustizia deve avere a riferimento i veri problemi dei cittadini, che chiedono un servizio giudiziario migliore da coloro che oggi sono, loro malgrado, impossibilitati a renderlo”.