Dodici attivisti del movimento dei
disobbedienti, tra cui Luca Casarini, leader delle reti del Nord Est, sono destinatari di avvisi di fine indagine della Procura di Bologna in cui si ipotizza nuovamente l’aggravante dell’ eversione, questa volta con i reati di violenza privata, resistenza a pubblico ufficiale e disturbo ai passeggeri.


La vicenda e’ quella dei tafferugli avvenuti alla Stazione Centrale a Bologna il 6 novembre 2004 quando un gruppo di giovani, contrattando un’autoriduzione del biglietto, si stava dirigendo al treno diretto a Roma per partecipare alla manifestazione dei precari. Oltre che a Casarini gli avvisi sono indirizzati ad un esponente padovano dei movimenti del Nord est e a dieci disobbedienti bolognesi. Gli atti sono firmati dal Pm Paolo Giovagnoli, lo stesso che aveva gia’ ipotizzato l’ aggravante dell’eversione per i tre disobbedienti arrestati il 18 maggio con l’accusa di invasione di edificio, danneggiamento, violenza privata e resistenza, violenza e minaccia a pubblico ufficiale, con l’aggravante, appunto, eversiva. La vicenda era relativa all’occupazione di un locale nella zona universitaria, agli spintoni dati al marito delle proprietaria e alle lesioni procurate a due poliziotti. E a questa erano seguite le polemiche politiche e una manifestazione dei movimenti che ebbe come bersaglio anche il sindaco Sergio Cofferati.


Il tribunale del riesame dopo un paio di settimane aveva fatto cadere l’aggravante dell’eversione (”La contestata ipotesi della finalita’ eversiva e’ priva di contenuto logico-giuridico e va disattesa”, avevano scritto i giudici) e concesso una scarcerazione e due arresti domiciliari ai tre. La Procura ha poi fatto ricorso per Cassazione contro la decisione del Riesame.
”Giovagnoli evidentemente perde il pelo ma non il vizio – ha commentato Casarini – Perde il pelo perche’ non riesce ad emettere misure cautelari con l’aggravante dell’eversione.
Quindi vuol dire che la battaglia che abbiamo fatto per i tre arresti ha impedito che ci fossero altri 12 mandati di cattura.

Dall’altro non perde il vizio perche’ utilizza nuovamente questa lettura dei fatti, che e’ frutto di rapporti dei poliziotti.

Tipico caso di un inquisitore di sinistra e di buona famiglia che, credo, debba preoccuparci”.


In un comunicato di Global Project si ricorda che l’aggravante dell’eversione era gia’ stata utilizzata prima ancora nell’inchiesta sull’autoriduzione al cinema Capitol dell’ ottobre 2004. ”Tutti i provvedimenti – commenta Global Project – fanno il paio con il giro di vite e la normalizzazione della vita politica secondo i canoni della ‘legalita” proposti dallo sceriffo Cofferati”. Il comunicato ricorda ancora che il Tribunale del riesame ha fatto cadere l’aggravante dell’ eversione: ”la Procura sembra decisa a continuare su questa linea ed a scavare un pericoloso fossato che divide la politica accettabile da quella carcerabile. Va da se’ che la seconda e’ quella dei ‘senza’, cioe’ i migranti senza diritti, i precari senza una casa dignitosa e senza prospettive, i senza diritto allo studio e senza cultura, i senza voce e senza rappresentazione mediatica, i senza pace e senza giustizia”.