”L’avvio degli ‘sportelli unici’, a seguito dell’emanazione del regolamento attuativo della Bossi Fini (che prevede il trasferimento di competenze dalle questure agli sportelli unici istituiti presso le prefetture), sta creando gravi problemi sia per quanto riguarda gli immigrati e i datori di lavoro, che devono presentare la domanda di regolarizzazione, sia per quanto riguarda i lavoratori degli uffici interessati”. Lo sostiene un comunicato di Cgil-Cisl-Uil dell’Emilia-Romagna.


”Le norme previste – sottolinea il comunicato – peggiorano in modo intollerabile la gia’ faticosissima prassi burocratica introducendo prescrizioni come quella dell’obbligo di inserire nel contratto di soggiorno la certificazione di idoneita’ dell’alloggio del lavoratore da parte del datore di lavoro, in rapporto ai parametri dell’ERP, che sembrano fatte apposta per impedire una condizione stabile e regolare anche ad un immigrato che e’ in Italia da molti anni. Inoltre, la mancata individuazione di una responsabilita’ unica nella gestione degli sportelli fra Ministero dell’interno e Ministero del lavoro, non permette una definizione certa e puntuale delle competenze necessarie al loro funzionamento”.


”Fatto salvo che lo sportello e’ sempre presso la prefettura, si e’ trovato il compromesso di assegnarne la responsabilita’ in una parte delle province alla prefettura stessa (Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini) – ricordano Cgil-Cisl-Uil – e in altra parte delle province agli uffici del lavoro (Bologna, Modena, Ferrara, Forli’-Cesena, Ravenna): scelta che non risolve alcun problema, ma anzi li aumenta. Il risultato, infatti, e’ spesso una confusione di competenze e di responsabilita’ sia nella gestione sia nel passaggio delle responsabilita’ dalle questure alla nuova situazione.

Le frizioni non risolte a livello centrale si sono spesso trasferite a livello locale.

Cosi’ molti sportelli sono di fatto partiti in modo incompleto riguardo al personale, che deve essere trasferito dagli uffici del lavoro oppure riorganizzato presso le prefetture, senza pero’ che sia stato predisposto alcun piano di riorganizzazione ne’ nell’uno, ne’ nell’altro caso. Per i lavoratori degli uffici in questione le situazioni di disagio sono forti a causa delle nuove competenze che si innestano in un organico gia’ ridotto, con condizioni di lavoro che vanno svolte, per quanto riguarda le Direzioni provinciali del lavoro, fuori dei propri uffici senza una definizione precisa di garanzie e competenze, di adeguata formazione del personale interessato e di procedure chiare di passaggio delle consegne dalle questure.

L’annunciato arrivo, da parte del Ministero degli Interni, di 600 lavoratori interinali presso le questure e le prefetture della regione, in tempi per niente certi, non risolvera’ comunque la situazione: non e’ con il continuo ricorso ai precari che si affrontano carenze strutturali. Cgil, Cisl, Uil regionali, insieme alle organizzazioni di categoria del pubblico impiego, ribadiscono la propria contrarieta’ alle norme previste dalla Bossi-Fini e dal conseguente regolamento attuativo. Propongono il superamento di tale normativa con lo scopo di realizzare una concreta stabilizzazione degli immigrati e favorire la loro positiva inclusione nella societa’ italiana. In questa logica, i rinnovi dei permessi di soggiorno andrebbero delegati agli sportelli degli enti locali, come le procedure dei ricongiungimenti famigliari. I sindacati chiedono unitariamente l’apertura di un confronto a livello territoriale, per definire soluzioni che tengano conto sia delle esigenze degli utenti sia delle problematiche dei lavoratori degli uffici interessati”.