In estate è il rumore la prima emergenza ambientale: musica a tutto volume fino a notte fonda, se non proprio fino all’alba; clacson di auto; ciclomotori a tutto gas, magari con marmitte ritoccate; vociare continuo all’esterno di pizzerie e ristoranti sottostanti abitazioni dove le finestre – a causa del caldo – sono aperte e diventa difficile prendere sonno.

Nel conto bisogna metterci anche i rumori prodotti da piccoli insediamenti industriali o artigiani a ridosso di località turistiche. E finanche le campane che, soprattutto al sud e nelle isole ma anche in montagna, suonano ad orari troppo mattutini.

E ogni estate – segnala Telefono Blu – sono diverse migliaia le segnalazioni, o denunce, che vengono fatte proprio in riferimento a questo problema. Al punto che, rende noto l’associazione, la metà di tutte le lamentele di tipo ambientale negli ultimi tre anni riguarda i rumori, il cosiddetto inquinamento acustico.

I dati riferiti da Telefono Blu dicono che in questo il centro-nord è in testa con il 60% delle segnalazioni. La Versilia, la Romagna, i lidi romani, le spiagge della Puglia, alcune zone della Sardegna, le spiagge venete: sono queste le aree da dove arrivano più segnalazioni di cittadini infuriati per i troppi rumori che disturbano ua vacanza improntata al riposo più che al puro divertimento.

L’associazione segnala raccolta di firme in atto in diverse parti del Paese e intanto fornisce alcuni suggerimenti pratici per chi voglia far rispettare il diritto a non essere frastornato a tutte le ore. Di vie da seguire ce ne sono diverse: rivolgersi in modo documentato alle forze dell’ordine; chiedere l’intervento di Asl ed Arpa per la misurazione del livello acustico; diffidare con raccomandata chi provoca il rumore (sebbene, per la verità, questa strada appaia davvero poco praticabile, se si considerano i tempi limitati della vacanza che spesso mal si conciliano con quelli della burocrazia).