Sono molti i dati che ci fanno immediatamente capire quali e quanti siano gli squilibri nel mondo. Il rapporto tra il reddito globale dei Paesi ‘sviluppati’ e quello dei Paesi poveri o in via di sviluppo è tuttora di circa 74 dollari a 1. Circa il 22% della popolazione mondiale vive con meno di 1 dollaro al giorno, 841 milioni di persone soffrono di malnutrizione, 1,4 miliardi di esseri umani non hanno accesso all’acqua potabile, 900 milioni non hanno la possibilità di accedere a cure mediche. 30.000 bambini muoiono ogni anno per malattie facilmente prevenibili, diversi Paesi africani hanno una aspettativa di vita media inferiore ai 40 anni. Il 20% ricco del pianeta usa l’80% delle risorse.

Potremmo continuare per pagine intere con dati inquietanti che hanno a che fare non con teorie né con cose di altre epoche o da noi lontane. Riguardano la vita (e spesso la morte) di bambini, uomini e donne dei nostri tempi, distanti poche ore di aereo dalle nostre case. Questi dati ci fanno capire l’importanza delle politiche di cooperazione decentrata e delle attività di solidarietà internazionale.

Politiche che è fondamentale siano attivate anche dagli Enti Locali, non solo per sopperire la scarsità di impegno in tal senso dei Governi nazionali e di alcuni organismi internazionali, ma per caratterizzare e qualificare l’attività delle Amministrazioni locali, per intervenire a livello preventivo sul fenomeno migratorio, per diffondere cultura di pace e solidarietà nel rispetto delle differenze politiche, religiose e culturali, per favorire la crescita culturale delle città e dei territori. La cooperazione allo sviluppo è per i Comuni un modo corretto e solidale di fare attività di politica estera impegnando non solo risorse finanziarie ma competenze, professionalità, cultura.