Nelle preferenze degli statunitensi, i tradizionali formaggi americani come il cheddar sono stati raggiunti dai formaggi di tipo italiano che negli ultimi trent’anni fanno segnare un aumento record di oltre il 300% nei consumi che sono però soddisfatti soprattutto dalla produzione di “falsi” parmesan, ricotta, provolone, mozzarella e romano cheese rigorosamente Made in Usa.

E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti dalla quale si evidenzia che ogni cittadino statunitense consuma all’anno circa 5,8 chili di formaggi di tipo italiano, ma solo il 2% è importato dall’Italia mentre il resto sono “imitazioni” realizzate localmente. Se – sottolinea la Coldiretti – complessivamente il consumo di formaggi di tipo italiano ha raggiunto quelli dei formaggi americani come cheddar and company fermi a 5,8 chili, sulle tavole degli americani la più richiesta è la mozzarella con 4,5 chili a testa, seguita dal provolone con mezzo chilo, ricotta con 400 grammi e a seguire parmesan e romano cheese. A livelli molto più bassi – precisa la Coldiretti – si collocano i consumi dei formaggi di tipo svizzero fermi a 600 grammi a testa e francese con appena 100 grammi.

Nonostante il grande successo dei prodotti di tipo italiano, che rappresenta oltre un terzo del totale dei formaggi consumati, ci sono molte buone ragioni per frenare gli entusiasmi se si considera che nel 2004 – riferisce la Coldiretti la Coldiretti – le esportazioni di formaggi dall’Italia negli Usa hanno superato di poco le 30mila tonnellate, oltre 8mila tonnellate delle quali per parmigiano e grana, mentre la produzione statunitense delle imitazioni ha raggiunto quasi 1,7 milioni di tonnellate delle quali 1,3 vendute come mozzarella, 120mila come provolone, 111mila come ricotta, 60mila come parmesan e 15mila come romano cheese.

Si tratta – continua la Coldiretti – del risultato di una crescita ininterrotta (nel 1985 la produzione era pari complessivamente 650mila tonnellate) realizzata nonostante le trattative in corso nel WTO per tutelare dalle usurpazioni nel commercio internazionale le denominazioni di prodotti con caratteristiche specifiche legate all’origine. Se – riferisce la Coldiretti – il Wisconsin è lo stato USA dove si realizza la maggioranza del formaggio italiano taroccato con numerosi impianti di produzione di provolone, romano cheese, mozzarella e parmesan, in crescita sono anche le produzioni dello Stato di New York per provolone, mozzarella e ricotta e della California per il provolone e la mozzarella.

La diffusione sul mercato globale di imitazioni di bassa qualità oltre a colpire direttamente gli imprenditori nazionali, ai quali vengono tolti spazi di mercato, danneggia gravemente – sostiene la Coldiretti – l’immagine del Made in Italy sui mercati. E per questo che Coldiretti e Fnsea, le due organizzazioni degli imprenditori agricoli di gran lunga più rappresentative in Italia e Francia dove si realizza quasi la metà dei prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp) riconosciuti dall’Unione Europea, hanno siglato un “Patto europeo con il consumatore” per la difesa delle produzioni tipiche dalle imitazioni e dalla pirateria internazionale in vista del prossimo incontro del WTO ad Hong Kong che prevede il sostegno alla proposta dell’Unione Europea per una maggiore protezione delle Indicazioni Geografiche per combattere l’agropirateria, sia all’interno dell’Accordo TRIPS che in quello Agricolo, al fine di garantire regole per una leale concorrenza sui mercati mondiali, base necessaria ad un vero sviluppo sostenibile dell’economia globale.