Un aiuto a uscire dall’attuale ristagno dell’economia europea può anche venire da una riorganizzazione dell’interscambio agro-alimentare euro-latinoamericano. Su questo tema ha avuto luogo oggi a Parma, capitale dell’agroindustria e dell’eccellenza gastronomica italiana, un seminario internazionale di alto livello in cui esperti del nostro paese si sono confrontati con personalità di primo piano dell’economia e della politica dell’America Latina.

Fra gli altri il presidente del Mercato comune sudamericano, Mercosur, il ministro uruguaiano José Mujica, e Roberto Rodrigues, Ministro dell’Agricoltura del Brasile.

Scambi agricoli e partnership per l’innovazione in agricoltura fra Unione Europea e Mercosur‘, era il tema del seminario promosso da RIAL (Rete Italia America Latina), IILA (Istituto Italo-Latino Americano) in collaborazione con la Camera di Commercio di Parma e il Comune di Parma.

“Il seminario si colloca in un contesto particolarmente adatto e favorevole”, ha detto in apertura dei lavori Paolo Faiola, Segretario Generale dell’IILA. “E’ necessaria infatti una ripresa dei contatti fra Unione Europea e Mercosur in vista della Sesta Conferenza Ministeriale del WTO in programma ad Hong Kong dal 13 al 18 dicembre 2005, in cui sarà di fondamentale importanza lo scioglimento del nodo agricolo che contrappone i Paesi industrializzati del Nord del pianeta ai Paesi in via di sviluppo e del G-20”.

E proprio sui temi del prossimo WTO e dei recenti contrasti nelle relazioni tra europei e sudamericani è intervenuto José Mujica, Ministro dell’Agricoltura dell’Uruguay e Presidente pro tempore del Mercosur.

“I sistemi agro-industriali sudamericani – ha constatato Mujica – operano con costi di produzione nettamente inferiori a quelli dell’Unione Europea e degli altri Paesi industrializzati. Siamo quindi perfettamente consapevoli del fatto che l’apertura immediata dei mercati dell’UE e l’abbattimento delle misure protezionistiche possa considerarsi un vero e proprio cataclisma per l’Europa. Questa è una situazione che andrà sì raggiunta, ma gradualmente. Quello che chiediamo all’Unione Europea è che non operi strategie di dumping nei mercati internazionali, svendendo a basso prezzo le eccedenze alimentari in Paesi terzi con una concorrenza che consideriamo del tutto sleale.
Noi possiamo cooperare e collaborare con l’UE studiando e operando nei settori in cui possiamo essere complementari. Basti pensare che quando in Europa è estate, nei nostri Paesi è inverno, e viceversa. Il fenomeno della controstagione è quindi risorsa sfruttabile per una vasta gamma di prodotti, dalle sementi, agli ortaggi, alla frutta”.

Ma la personalità più attesa era senz’altro Roberto Rodrigues, Ministro dell’Agricoltura del Brasile, primo produttore agricolo al mondo, nonché “uomo chiave” della prossima Conferenza Ministeriale del WTO ad Hong Kong il prossimo dicembre.

“Due sono i pilastri su cui si baseranno i rapporti tra UE e America Latina nel prossimo futuro” – ha detto il Ministro brasiliano (nipote tra l’altro di Vittorio Pozzo, Allenatore della Nazionale di calcio campione del mondo nel 1934 e 1938) – relazioni commerciali aperte e agro-energia”.

“In questi ultimi 15 anni – ha proseguito Rodrigues – siamo entrati nella globalizzazione cui ha corrisposto anche una grande esclusione. La questione numero uno è allora ridurre i divari. Tra paesi ricchi e paesi poveri e tra ricchi e poveri all’interno degli stessi paesi. Se i Paesi sviluppati non hanno voluto sinora liberalizzare il mercato agricolo, saranno costretti a farlo per salvare la democrazia, altrimenti la rabbia degli esclusi travolgerà la democrazia in tutto il mondo”

Rodrigues ha confermato dunque a Parma il carisma e la leadership che gli riconoscono a livello internazionale. Ha detto ancora rivolgendosi agli europei: “Comprendiamo che abbiate la necessità sociale di proteggere la vostra agricoltura ma non potete trasformare la vostra protezione in eccedenze offerte su mercati terzi”.

L’ultima parte del suo intervento ha riguardato la cosiddetta Agroenergia:
“Il Brasile ha 5,5 milioni di ettari coltivati a canna da zucchero, metà di questa produzione viene trasformata in etanolo (un biocombustibile). Entro l’anno prossimo disporremo di un milione di autoveicoli ad alimentazione ibrida: metà a benzina e metà a biocarburante. Si tratta di un processo importantissimo per guardare con fiducia al futuro e affrontare così l’esaurirsi delle riserve petrolifere del pianeta. Invito l’Unione Europea ad investire sempre di più in America Latina e in Brasile in particolare. I biocarburanti rappresentano una opportunità enorme per produrre nuova ricchezza, abbassare i prezzi del petrolio, creare nuovi posti di lavoro, costruire un ponte tra l’epoca del petrolio e quella non ancora matura dell’idrogeno”.