Un’orgia di parole, passioni, ricordi travolge un uomo e una donna, in un duro sacrificio rituale. E’ Orgia di Pasolini, che il regista Andrea Adriatico mette in scena nell’anno del 30° anniversario della sua morte. La tragedia, dopo una lunga e fortunata tournée, torna a Bologna: dal 15 al 20 novembre a Teatri di Vita, Via Emilia Ponente.

Lo spettacolo è a posti limitati ed è sconsigliato ai minori di 18 anni, preferibile la prenotazione. Si tratta di un’opera dura e poetica che diventa un atto d’accusa verso l’alienazione moderna in un allestimento estremo e oltraggioso, dove sesso e violenza si fondono in un trionfo del sadomasochismo.

Fra tutte le opere di Pasolini, Orgia è forse quella più ‘astratta’, ma anche la più emozionante e poetica, che il suo stesso autore portò in scena nel 1968 a Torino per l’interpretazione di Laura Betti. I protagonisti sono un uomo e una donna che si torturano a vicenda come in un sacrificio rituale, iniziato in un giorno di Pasqua. Tragedia del sadomasochismo ma anche denuncia dello sradicamento di una società lanciata verso un abbagliante e infido progresso; e sono proprio quelle radici di “un passato felice che ha prodotto persone infelici” a portare verso la fine i due protagonisti, schiacciati dalla memoria di un tempo perduto e sincero. Fino a una conclusione che conduce inesorabilmente verso una prevedibile sconfitta, che però assume genialmente i caratteri di una rivoluzione. La rivoluzione della Diversità, che per Pasolini è l’ultima possibilità per resistere, inutilmente, all’omologazione, alla nuova barbarie che avanza: il mito borghese del consumo, la rimozione di un passato che è impossibile rimuovere.