Domenica 27 Novembre 2005, dalle ore 10 alle ore 17, presso l’ambulatorio per lo scompenso cardiaco del Servizio di Cardiologia dell’Arcispedale S. Maria Nuova (piano 0 percorso viola, gruppo di salita 4) sarà possibile ricevere informazioni, materiale illustrativo e un vero e proprio ”check-up” dello scompenso cardiaco tramite il dosaggio ematico indicativo di scompenso.


I professionisti del Servizio di Cardiologia saranno a disposizione dei cittadini per fornire informazioni e consigli sulla malattia, come prevenirla e affrontarla e quali stili di vita adottare.
La manifestazione a cui aderisce il Servizio di Cardiologia, diretto dal Dott. Umberto Guiducci, è promossa da SHAPE, Gruppo di Studio sulla Percezione e la Valutazione dello Scompenso Cardiaco in Europa e organizzata nel nostro paese in collaborazione con l’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO) e Heart Care Foundation.


Lo scompenso cardiaco è una malattia sempre più frequente e seria, che si manifesta quando il muscolo del cuore è indebolito e non riesce a pompare con sufficiente forza il sangue. In altre parole, il sangue affluisce con difficoltà ai tessuti e agli organi, che non ricevono abbastanza ossigeno e nutrienti vitali. Anche se la malattia può avere evoluzione grave, migliorando lo stile di vita, intervenendo con farmaci e/o con dispositivi che aiutano il cuore – pacemaker e defibrillatori impiantabili – o ancora con interventi chirurgici complessi, sino al trapianto cardiaco, è possibile vivere bene e in tranquillità.

Pochi lo sanno, ma lo scompenso cardiaco è purtroppo molto più comune dei più frequenti tumori e nelle fasi avanzate della malattia presenta una maggiore mortalità rispetto a qualsivoglia neoplasia.


La malattia colpisce oltre 14 milioni di europei, cifra destinata, secondo recenti stime, a superare nel 2020 i 30 milioni. Nei Paesi Occidentali, la percentuale di malati varia tra l’1 e il 2% della popolazione in generale. Lo scompenso cardiaco è più comune tra gli uomini ed è in costante crescita per l’allungamento della vita media e, paradossalmente, per l’aumento della sopravivenza all’infarto miocardio.