La sconfitta dell’Aids e’ ancora
lontana. In tutto il mondo le persone che convivono con l’Hiv-Aids sfiorano i 40 milioni. In Italia ogni due ore si aggiunge un nuovo nome alla schiera dei sieropositivi che nel nostro Paese raggiunge ormai quota 120 mila. Nella giornata mondiale contro l’Aids in tutta Italia si sono moltiplicate le manifestazioni e l’impegno delle associazioni contro la minaccia umanitaria e sociale rappresentata dalla malattia.


A Roma un convegno organizzato per la collaborazione di Nazioni Unite, Unicef, Ilo, Sioi, Unicri e sindacati confederali ha centrato l’attenzione sui tanti aspetti della malattia, dai bambini colpiti all’impatto nel mondo del lavoro, dal traffico di esseri umani alle migrazioni e alle risorse a disposizione per combatterla. Sotto lo slogan coniato quest’anno, e che fino al 2010 guidera’ la campagna mondiale contro la malattia, “Stop Aids. Manteniamo le promesse”, si e’ parlato innanzi tutto delle ricadute sui bambini: ogni minuto un piccolo muore per patologie correlate con l’Aids o viene contagiato dal virus Hiv e quattro ragazzi tra i 15 e i 24 anni diventano sieropositivi; ogni giorno quasi 1.400 bambino muoiono per cause collegate all’Aids e circa 7 mila ragazzi sotto i 25 anni contraggono il virus; ogni anno 650 mila bambini nascono con l’Hiv; 2 milioni di piccoli e 12 milioni di giovani risultano colpiti dalla malattia in tutto il mondo, mentre 15 milioni di bambini sono gia’ rimasti orfani a causa del virus.


Sul fronte del lavoro i dati dell’Ilo
(International Labour Organization) dicono che oltre il 90% dei 40 milioni di persone colpite dal virus fanno parte del mondo del lavoro. In alcuni dei paesi piu’ colpiti si stima che entro quindici anni il virus provochera’ una riduzione della forza lavoro che oscillera’ tra il 10 e il 30%; in alcune parti del mondo la compagine delle persone attive sul lavoro e’ gia’ decimata arrivando in alcuni casi al 40% delle perdite; ad essere piu’ colpiti sono i settori dell’educazione, della sanita’ e dei trasporti; nel 2015, in assenza di una inversione di tendenza la perdita di forza lavoro raggiungera’ i 74 milioni rendendo l’Aids la prima causa di mortalita’ nel mondo del lavoro; nello stesso anno 4 milioni di persone non potranno lavorare a causa dell’epidemia.


Per quanto riguarda l’incidenza sull’economia e’ stato calcolato che nel decennio 1992-2002 nei paesi colpiti dall’Aids il tasso di crescita del Pil e’ stato inferiore dello 0,2% l’anno causando una perdita di 25 miliardi di dollari ogni dodici mesi. Impressionante l’incidenza della malattia sul fronte dell’istruzione: in Uganda si calcola che oltre la meta’a degli insegnanti sia stato colpito dall’Hiv, mentre in Malawi i posti vacanti nei ministeri dell’Istruzione, agricoltura e sviluppo superano il 50%. Solo quattro anni fa oltre un milione di bambini africani hanno perso i loro insegnanti a causa dell’Aids.


Nell’anno in corso la malattia ha provocato la morte di 3 milioni di persone di cui mezzo milione di bambini. E che aspettare non si possa piu’ e’ sottolineato anche dal messaggio per la giornata mondiale inviato dal segretario generale dell’Onu, Kofi Annan: “e’ il momento di ammettere – afferma Annan – che se vogliamo raggiungere l’obiettivo di sviluppo del millennio di arrestare la diffusione dell’Aids entro il 2015 dobbiamo fare molto, molto di piu’. Arrestare la diffusione dell’Aids non e’ solo un obiettivo del millennio ma anche una premessa essenziale al raggiungimento della maggior parte degli altri obiettivi. Oggi e’ il momento di mantenere questa promessa”. Fra i tanti piani di cui si e’ parlato nel corso del convegno e che riguardano misure concrete sulla prevenzione, la riduzione delle discriminazioni, infrastrutture sanitarie adeguate, la garanzia di accesso ai trattamenti sanitari, molto si puo’ fare per raggiungere progressi tangibili per quanto riguarda i bambini.