Sono oltre 52 mila gli avviamenti al lavoro registrati a Modena nei primi sei mesi del 2005 (52.178), circa duemila in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ma comunque con un saldo positivo di 8.535 lavoratori visto che le cessazioni sono state 43.643. Quasi la metà dei rapporti di lavoro, però, ormai è a termine: dal 39,3 per cento del 2001 la quota è salita al 46,4 per cento.

Per le donne il tempo determinato è la regola nel 52,5 per cento dei casi, mentre quasi due terzi degli avviamenti femminili del primo semestre (32,4 per cento) prevedono l’orario ridotto.

Sono i dati principali del Rapporto sul primo semestre 2005 dell’Osservatorio provinciale sul mercato del lavoro che viene presentato martedì 13 dicembre alla Commissione tripartita e agli altri organismi impegnati sui temi dell’occupazione (ore 15, sala conferenze della Provincia in via delle Costellazioni 180 a Modena).

“Il tasso di occupazione modenese è in crescita e nel primo semestre di quest’anno arriva al 70,4 per cento – spiega l’assessore provinciale al Lavoro Fabrizio Righi – così come cresce il tasso specifico di attività (73,2 per cento) che conferma l’ampia dimensione delle forze di lavoro, con un’espansione dell’1,1 per cento rispetto allo scorso anno. Ma non mancano elementi di preoccupazione: la diminuzione dei rapporti a tempo indeterminato, in particolare per le donne, e l’aumento delle persone che cercano lavoro”.

Il tasso di disoccupazione a Modena, infatti, rimane più basso della media regionale (3,8 per cento), ma nel primo semestre 2005, secondo l’indagine realizzata dalla Provincia, ben 31 mila persone hanno dichiarato di cercare lavoro, cinquemila in più rispetto all’anno precedente. E 21 mila hanno ricercato lavoro attivamente effettuando almeno un’azione nel mese precedente l’intervista. “Ben tre persone su dieci di queste – aggiunge l’assessore Righi – si sono rivolte ai Centri per l’impiego confermando l’importanza di queste strutture sia come assistenza nella ricerca del lavoro sia dal punto di vista informativo”.

Per Righi altri elementi di preoccupazione riguardano la disoccupazione giovanile (a metà anno era al 14,6 per cento) e l’allungamento delle liste di mobilità che nel primo semestre sono arrivate a 4.332 lavoratori, 775 in più rispetto all’anno scorso.

Il ricorso alla mobilità nel modenese ha raggiunto i livelli più alti negli ultimi anni superando le 4 mila unità nel primo semestre del 2005: 4.332 lavoratori, con un aumento di 775 unità rispetto all’anno scorso del cosiddetto “stock”. I lavoratori entrati in mobilità nel corso dei sei mesi sono stati 1.324 e 991 quelli che ne sono usciti, 518 dei quali con un’assunzione.

La prevalenza degli iscritti alle liste di mobilità riguarda le fasce d’età più mature dove si registrano anche gli aumenti più significativi (più 262 nella fascia 35-44 anni e più 2109 in quella 45-54 anni), crescono però anche i giovani (25-34 anni) che fanno ricorso a questi “ammortizzatori”: 68 in più rispetto allo scorso anno.

Nei primi sei mesi dell’anno sono 56 le aziende con più di 15 dipendenti che hanno avviato procedure di mobilità, coinvolgendo 671 lavoratori, e ampliando la gamma dei settori economici coinvolti. Dalle attività tradizionali, come metalmeccanica, ceramica e tessile, il ricorso agli “ammortizzatori” si è esteso anche all’alimentare, alla grafica, al chimico e al biomedicale, alla logistica e all’informatica.