Forse in pochi fra genitori e studenti lo sanno, ma lo studio della seconda lingua straniera potrebbe diventare facoltativo già dal prossimo anno scolastico.

Lo stabilisce l’articolo 25, comma 2 del decreto attuativo della Riforma della scuola (legge 53) emanato lo scorso 17 ottobre, che offre ai genitori dei ragazzi iscritti in prima media la facoltà di utilizzare l’intero monte ore previsto per le lingue straniere comunitarie (3 per l’inglese, 2 per la seconda lingua straniera) per la sola lingua
inglese, ferma restando la possibilità di studiare una seconda lingua comunitaria, attingendo ore da quelle previste per gli insegnamenti facoltativi.

Un provvedimento dagli effetti devastanti sulla formazione linguistica dei nostri ragazzi, che rischia di far sparire lingue fondanti della comune
cultura europea come il francese, il tedesco o lo spagnolo. O peggio, rischia di farle sparire dalla scuola pubblica, rimettendo alle famiglie e alle loro possibilità economiche, la scelta di far studiare privatamente la seconda lingua ai figli.

Ne hanno discusso stamattina nella conferenza stampa con i giornalisti modenesi presso la sede della Federazione Lavoratori della Conoscenza/Cgil,
le insegnanti Fiammetta Barbieri, Pina Miletto, Daniela Zoboli e Patrizia Pini e la segretaria generale della Flc/Cgil Cinzia Cornia.

“In assenza di direttive precise sui tempi di avvio delle disposizioni del Dlgs – hanno spiegato le insegnanti – i dirigenti scolastici della provincia di Modena potrebbero decidere di informare i genitori (che dovranno iscrivere entro il prossimo 25 gennaio i figli al primo ciclo della scuola secondaria) della possibilità di far studiare ai loro figli solo la lingua inglese con una scelta dagli effetti non solo culturalmente deprecabili, ma anche irreversibili, perché si protrarrà per tutti gli anni delle medie e delle superiori (come da art. 25, comma 2)”.

Il sindacato Flc/Cgil e il Coordinamento modenese per la difesa delle lingue straniere europee, si oppongono fermamente ad un provvedimento che
rischia di:
– far sparire dall’insegnamento pubblico le principali radici linguistiche europee
– ridurre l’accesso alle borse di studio di studio erogate dalle Agenzie culturali europee
– limitare le possibilità e le scelte del soggiorno all’estero nell’ambito del progetto Erasmus
– determinare quindi impoverimento culturale e omogeneizzazione linguistica.

È noto che l’apprendimento di più lingue consente agli studenti di rafforzare le proprie capacità cognitive, poiché li guida a:
– trasferire strategie da una lingua all’altra,
– comparare sistemi linguistici, riflettendo su analogie e differenze,
– cogliere le ragioni storiche e culturali che hanno determinato l’evoluzione dei codici linguistici,
– aprirsi alla comprensione di culture diverse e acquisire una sensibilità multiculturale oltre che multilingue.

Sindacato e insegnanti sono poi preoccupati per gli effetti negativi sull’occupazione, per la possibile contrazione di posti di lavoro, per la discontinuità dell’insegnamento della seconda lingua straniera – che un anno potrebbe non essere scelta dalle famiglie, ma esserlo invece l’anno dopo – con effetti di decisa precarizzazione del personale docente, per non dire delle difficoltà di carattere organizzativo delle scuole.

Un provvedimento, che è bene ricordarlo, va contro ogni indicazione e pronunciamento delle istituzioni europee, dal Consiglio d’Europa alla
Conferenza di Lisbona, al libro Bianco della Commissione Europa del 1995, che raccomandano la conoscenza di tre lingue comunitarie di cui una è la lingua madre, affinché i cittadini europei possano godere pienamente dei diritti di cittadinanza.

Per tutti questi motivi, insegnanti e sindacato sono impegnati a sensibilizzare le famiglie e l’opinione pubblica sul mantenimento dell’insegnamento della seconda lingua straniera comunitaria accanto
all’inglese.
È partita in queste settimane in tutte le scuole della provincia una raccolta di firme promossa dall’associazione Lend (Lingua e nuova didattica) e dalle principali Associazioni linguistiche per abrogare l’art. 25 del Decreto Legislativo del 17 ottobre 2005 sulla facoltà di riorganizzazione oraria degli insegnamenti di lingua straniera. La
petizione sarà inviata al Miur, alla Confidustria, alle Ambasciate dei paesi europei, alla Commissione Petizioni del Parlamento Europeo, alle principali Associazioni linguistiche e alle Agenzie culturali straniere presenti in Italia.