“La situazione è particolarmente problematica, per questo è necessario l’impegno di tutti – istituzioni, agricoltori, società saccarifere, sindacati dei lavoratori dipendenti – per dar vita ad un vero e proprio distretto bieticolo-saccarifero, altamente competitivo, all’interno del quale concentrare tutte le conoscenze per garantire un futuro alla bieticoltura italiana anche oltre il periodo transitorio di 5 anni previsto dalla riforma della Organizzazione Comune di Mercato dello zucchero, che ha pesantemente penalizzato il nostro Paese”.

Con queste indicazioni l’assessore regionale all’Agricoltura Tiberio Rabboni ha concluso la prima riunione del Coordinamento degli Enti locali di Bologna, Ferrara, Modena Parma, Ravenna e Forlì-Cesena, dove sono situati gli zuccherifici presenti in Emilia-Romagna, convocata per definire una posizione unitaria sulle problematiche più urgenti per il settore in previsione dell’incontro richiesto dal presidente della Giunta regionale, Vasco Errani, al ministro delle Politiche Agricole e Forestali, Gianni Alemanno, previsto per i primi giorni del nuovo anno.

“L’Emilia-Romagna, che storicamente rappresenta il cuore della bieticoltura italiana – ha sottolineato Rabboni – si candida ad ospitare questo distretto, articolato su tre macroaree produttive: la Romagna, la provincia di Ferrara e l’Emilia. Sono quindi necessari 4 stabilimenti produttivi, di dimensioni adeguate, con alle spalle, appunto, un bacino bieticolo sufficiente per consentirci di competere con gli altri Paesi dell’Unione Europea. La ristrutturazione industriale deve porsi l’obiettivo di recuperare il gap produttivo che ci separa dagli altri Paesi europei; per far questo è necessario avere impianti con una capacità produttiva di almeno 120-130 mila tonnellate di zucchero per anno”.

La Regione chiede innanzitutto il rispetto degli impegni assunti dal Governo, ossia lo stanziamento di 65 milioni di euro all’anno, autorizzati da Bruxelles sotto forma di aiuti di stato per i prossimi cinque anni, attualmente senza copertura finanziaria.
E’ poi necessario l’avvio di un piano per la riconversione degli impianti che saranno dismessi anche verso la produzione di bioenergie sulla base di progetti concreti che, in ogni caso, richiedono l’attivazione di misure fiscali in grado di favorire lo sviluppo di questa nuova filiera produttiva. A questo riguardo, tutti gli intervenuti hanno ribadito l’esigenza di legare gli incentivi previsti dalla riforma dell’Organizzazione Comune di Mercato dello zucchero a piani industriali credibili, in grado di valorizzare il legame con il territorio per quanto si riferisce ai prodotti da trasformare per garantire un reddito ed un futuro alle aziende agricole.

Altro aspetto problematico è rappresentato dal ‘riporto’ delle quantità di zucchero prodotto oltre le quote assegnate all’Italia nel corso della campagna 2005 che, senza un adeguato negoziato in sede comunitaria, rischia di compromettere ulteriormente le possibilità produttive per il 2006.
Per quanto concerne i problemi occupazionali, l’assessore Rabboni ha sottolineato la necessità di un intervento straordinario del Ministero del Welfare per riconoscere lo stato di crisi del settore e attivare i necessari ammortizzatori sociali, anche in vista del mancato avvio della campagna 2006 in diversi stabilimenti.