Le ex Fonderie di Modena potrebbero diventare un luogo pubblico per tramandare la memoria del lavoro dipendente e artigiano così come si è storicamente sviluppato a Modena nel secolo scorso.


Lo propongono i segretari provinciali di Cgil-Cisl-Uil, Donato Pivanti, Francesco Falcone e Luigi Tollari, intervenendo nel dibattito pubblico di queste settimane sulla destinazione futura dell’edificio che sorge a ridosso del cavalcaferrovia di via Ciro Menotti.

“Quel luogo è carico di storia, quella drammatica del 9 gennaio 1950, ma anche delle lotte sindacali che per molti decenni, in particolare gli anni Sessanta e Settanta, hanno portato a grandi conquiste per i lavoratori. Per questo – dicono Pivanti, Falcone e Tollari – le ex Fonderie potrebbero consegnare ai giovani, alle future generazioni i ricordi e l’esperienza delle battaglie politiche combattute nei decenni scorsi per ottenere i diritti, le tutele, i servizi e costruire lo stato sociale che oggi, pur con i suoi limiti, rende la condizione dei lavoratori sicuramente migliore di 50-60 anni fa. Nello stesso tempo – proseguono i segretari dei tre sindacati – le ex Fonderie dovrebbero poter mettere a disposizione gli strumenti culturali (archivio, biblioteca ecc.) per chiunque sia interessato a studiare non solo quell’epoca, ma anche approfondirne ogni aspetto, ricercare e valorizzare tutti i contributi sindacali e politici, legati alle esperienze plurime delle organizzazioni sindacali e sociali che hanno storicamente contraddistinto l’evoluzione del lavoro a Modena”.

Secondo Pivanti, Falcone e Tollari, tuttavia, le ex Fonderie non dovrebbero essere un luogo statico che guarda solo al passato, ma soprattutto stimolare la spinta all’innovazione sociale, suggerendo come difendere, conservare, migliorare e aggiornare le conquiste nel lavoro realizzate nel secolo scorso. Infine, per i segretari provinciali di Cgil-Cisl-Uil le ex Fonderie possono diventare un luogo di incontro, confronto e dialogo tra tutte le culture del lavoro – dipendente, artigiano, cooperativo -, affinché non solo non si ripetano mai più fatti come quelli del 9 gennaio 1950, ma lavoratori e imprenditori convivano per sempre in un clima di tolleranza e rispetto reciproco, favoriscano la crescita economica e sociale del nostro territorio, creino maggiori opportunità di giustizia sociale.