I prezzi dei prodotti agricoli praticati sui campi hanno segnato una costante discesa per tutto il 2005; questo trend, però, non si è tradotto lungo la filiera e così i listini al dettaglio hanno continuato a crescere.

Dal produttore, infatti, si sono registrati ribassi generalizzati: si va dal meno 12,5 per cento dell’ortofrutta al meno 11,3 per cento del vino, dal meno 30 per cento dei cereali al meno 2,1 per cento del latte e dei formaggi. A ribadirlo è la Cia-Confederazione italiana agricoltori la quale, commentando i dati dell’Istat sull’inflazione, ricorda che proprio il settore agricolo, che pur vive una profonda crisi strutturale, ha fatto segnare un andamento di carattere deflattivo sicuramente maggiore rispetto agli altri comparti produttivi.

La Cia sottolinea che l’apporto calmieratore dell’agricoltura è un elemento che ormai si riscontra in maniera evidente soprattutto negli ultimi quattro anni. Sull’agricoltura, invece, sono continuati a gravare pesanti oneri (costo del lavoro, contributi previdenziali, credito bancario, caro-gasolio), mentre i consumi sono restati stagnanti, con evidenti cali in particolare nel comparto dell’ortofrutta. Il tutto si è tradotto, durante lo scorso anno, in un taglio netto del 9,6 per cento dei redditi dei produttori agricoli.

Purtroppo, anche nel 2005 si è andata allargando la forbice tra i listini praticati sui campi e quelli al dettaglio. Si hanno -sostiene la Cia- incrementi anche di venti volte. Ciò conferma tutte le inefficienze e i comportamenti speculativi che si registrano nella filiera che, soprattutto nel settore dell’ortofrutta, è sempre più lunga e complicata. E di ciò hanno pagato in misura rilevante i consumatori alle prese con prezzi in continua crescita.