“Cogliamo positivamente il calo progressivo degli infortuni sul lavoro, ma non possiamo dirci soddisfatti perché il loro numero assoluto resta impressionante”. Lo afferma Pasquale Coscia, responsabile delle politiche del lavoro per la segreteria provinciale della Cisl, commentando gli ultimi dati sull’andamento infortunistico.

Ricordiamo che nel 2004 gli infortuni sul lavoro denunciati sono stati 23.712, con una flessione del 4,24 per cento sul 2003, mentre le malattie professionali hanno visto un incremento del 75 per cento, passando dai 679 casi denunciati nel 2003 ai 1.198 del 2004. Per Coscia il tributo che i lavoratori continuano a pagare per svolgere il proprio lavoro è ancora altissimo, perché stenta ad affermarsi una cultura diffusa della prevenzione, dalla progettazione delle macchine operatrici all’organizzazione del lavoro.

“Questi dati inoltre – prosegue il sindacalista Cisl – non dicono quello che accade nel vasto mondo del lavoro sommerso e irregolare, dove si viene a conoscenza solo degli infortuni gravissimi, quindi non occultabili. Per abbattere in modo drastico gli infortuni e le malattie professionali è necessario diffondere la cultura della prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro, che non può essere considerata un semplice costo, ma un vero e proprio investimento sulle risorse umane”.

Secondo Coscia è fondamentale attuare le misure di informazione e formazione ai lavoratori già previste dalla legge 626, purtroppo spesso non attuate; inoltre occorre una scelta chiara da parte delle aziende, che non possono preoccuparsi di assolvere al semplice requisito formale previsto dalla legge, ma devono rendere i lavoratori partecipi dell’organizzazione del lavoro e consapevoli dei rischi a cui sono esposti.

“I casi delle aziende Demaria, Eisberg, Coop Bilanciai e Zadi, illustrati l’altro nel convegno della Provincia, dimostrano – conclude l’esponente Cisl – che è possibile intervenire sui processi di lavoro per migliorare le condizioni dei lavoratori insieme alle performances aziendali”.