Truccavano i codici che accompagnano i rifiuti da smaltire, con particolare pericolo per le fasi di trasporto, e li trattavano pur avendo l’autorizzazione per il solo stoccaggio, perche’ quella per la triturazione era stata sospesa: per questo i carabinieri del Nucleo operativo ecologico hanno sequestrato un’azienda di smaltimento rifiuti di Castel San Pietro Terme, nel bolognese, e fatto 32 perquisizioni in Emilia-Romagna e in altre cinque regioni.


Il sequestro preventivo e’ stato concesso su ordinanza del Gip di Bologna Rita Zaccariello. Nell’inchiesta, condotta dal Pm della Procura emiliana Antonello Gustapane, ci sono 12 persone indagate: a cinque di queste, che hanno cariche sociali nell’azienda sequestrata, e’ contestata l’associazione a delinquere, oltre a diversi reati ambientali (reati contestati alle altre sette persone). I militari, che hanno operato anche di primo mattino anche in Veneto, Piemonte, Puglia, Friuli- Venezia Giulia e Lombardia, hanno anche sequestrato venti camion. Sotto la lente degli investigatori ci sono i traffici fra la ditta di smaltimento e 15 aziende, sparse nelle regioni interessate dalle perquisizioni, che spedivano i rifiuti, pericolosi e non, da smaltire.

Secondo le indagini del Noe di Bologna, la ditta di Castel San Pietro si accordava con le aziende che spedivano rifiuti sui costi dello smaltimento, violando le specifiche normative ambientali per il trattamento dei diversi rifiuti. Capitava cosi’ che il documento che accompagna un carico di rifiuti riportava un codice identificativo non corrispondente alla merce: particolare rischioso specialmente nelle fasi di trasporto, soprattutto in caso di incidente del camion, quando il codice rivela al personale di emergenza le caratteristiche del rifiuto (se, per esempio, e’ infiammabile) e le conseguenti modalita’ di intervento. Per questo l’inchiesta contesta anche il reato di falsita’ in registri e notificazioni.

Il trucco dei codici permetteva anche una illegale variazione dei prezzi, visto che lo smaltimento di quelli pericolosi viene a costare anche tre-quattro volte di piu’ dei rifiuti non pericolosi. I militari del Noe hanno perquisito anche due laboratori incaricati delle analisi sui campioni di rifiuti.
Nell’azienda bolognese, che gia’ in passato era stata al centro di accertamenti per alcuni incendi, arrivavano soprattutto fanghi e sostanze chimiche derivanti dal procedimento industriale delle imprese-clienti. All’azienda di smaltimento, in precedenza, era stata sospesa l’autorizzazione per la triturazione (e quindi il trattamento) dei rifiuti per irregolarita’ del sistema antincendio. Da quel momento, insomma, avrebbe potuto fare solo attivita’ di stoccaggio: ma non sembra cosi’ dalle intercettazioni fatte dai carabinieri e da alcune delle carte sequestrate.