Nel mondo occidentale il carcinoma della prostata è il tumore più frequente nella popolazione
maschile: nel 2000 sono stati registrati 11.500 casi in Italia, prevalentemente nelle regioni
settentrionali. In provincia di Modena l’incidenza del carcinoma della prostata passa dal 13,2%
delle neoplasie che hanno colpito la popolazione maschile nel 1996 al 25,2% nel 2002, con una
netta prevalenza delle aree metropolitane rispetto alle zone di pianura e pedemontane.

La buona notizia è che, a fronte di un aumento dei casi registrati, c’è una significativa riduzione
della mortalità legata a questo tumore: l’indice di sopravvivenza a 5 anni raggiunge il 97%, a
dimostrazione dell’importanza della diagnosi precoce (che si realizza attraverso il dosaggio del
PSA, un antigene prostatico specifico presente nel sangue) e del successo delle terapie a
disposizione dei pazienti colpiti: esistono diverse tipologie di trattamento, a seconda dello
stadio clinico in cui la neoplasia viene diagnosticata.

La terapia di elezione nel caso di tumori localizzati è l’intervento chirurgico: da questo punto di
vista è particolarmente interessante lo sviluppo di quelle tecniche chirurgiche che permettono
di preservare la continenza urinaria e la funzione sessuale dopo l’asportazione della ghiandola
prostatica: si tratta di benefici fondamentali specie considerando che il tumore della prostata
colpisce anche la popolazione più giovane.

Proprio di questo argomento parla il convegno dal titolo “Nerve Sparing: sviluppi di tecnica
chirurgica e riabilitazione sessuale dopo chirurgia
”, organizzato dall’Unità Operativa di
Urologia del Nuovo Ospedale di Sassuolo che si terrà domani: sul maxi schermo della sala
convegni saranno trasmesse in diretta le immagini della sala operatoria di Sassuolo dove il
professor Montorsi dell’Ospedale S. Raffaele di Milano, il Dottor Olmi, responsabile dell’unità
operativa di Urologia del Nuovo Ospedale e il Prof. Brausi, responsabile dell’unità operativa di
Urologia dell’Ospedale di Carpi, opereranno un paziente con carcinoma prostatico, mettendo in
opera una variante di tecnica chirurgica che permette ai pazienti (nell’80% dei casi) di
mantenere un’attività sessuale soddisfacente dopo l’asportazione radicale della ghiandola
prostatica.

“L’obiettivo con cui curiamo i nostri pazienti – spiega il dottor Olmi – è di restituire loro la
qualità della vita che avevano prima di ammalarsi. Questo è particolarmente importante nel
caso del carcinoma della prostata, che è tanto più facilmente curabile quanto più precocemente
viene diagnosticato: i pazienti sono sempre più giovani, quindi è sempre più importante
preservare la qualità delle funzioni urinarie e sessuali”.