Sono legittime le disposizioni della Regione in merito all’esclusività del rapporto di lavoro quale criterio preferenziale per avere incarichi di direzione nelle Aziende sanitarie. La Corte Costituzionale, con la sentenza 181/2006, ha infatti respinto il ricorso che il Governo Berlusconi aveva mosso nei confronti di questa e di altre disposizioni contenute nella legge regionale 29 del 28 dicembre 2004 che ha dettato le “Norme generali sull’organizzazione e il funzionamento del Servizio sanitario regionale”.

“Salutiamo con grande favore il pronunciamento della Consulta: essa fornisce la più alta legittimazione al nuovo ruolo assegnato alle Regioni dal titolo V della Costituzione – ha commentato l’assessore alle politiche per la salute Giovanni Bissoni. Per il Servizio sanitario regionale – ha continuato – riaffermare il criterio preferenziale della esclusività del rapporto di lavoro per i medici significa agire per assicurare il buon funzionamento dei servizi, prevenire conflitti di interesse, rafforzare la trasparenza nel rapporto con i cittadini”.

La Corte, nel suo pronunciamento, si è richiamata ad alcuni parametri fondamentali di valutazione, introdotti nella riforma del titolo V della Costituzione, i quali, in sostanza, ribadiscono che rispetto alla tutela della salute spetta allo Stato la determinazione dei principi fondamentali, mentre compete alla Regione la disciplina organizzativa, di dettaglio ed attuativa di tali principi.
Con questa sentenza e dopo la nuova disciplina sulla composizione e le funzioni degli organi degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) regolati dalla legge regionale 2 del 2006, le norme che hanno ridisegnato l’assetto del Servizio sanitario regionale sono dunque ora pienamente in vigore ed immuni da ogni vizio di legittimità.

“I diritti delle persone sono già sanciti dalla legislazione che sostiene il Servizio sanitario nazionale. Il nostro obiettivo, con la nuova normativa – ha commentato infine Bissoni – è stato quello di migliorare l’organizzazione dei servizi e di conseguenza la qualità delle prestazioni erogate”.