Presentata la XIV Indagine statistica nazionale sull’industria italiana delle macchine e attrezzature per ceramica (Acimac). Nel 2005 positivo l’andamento del settore: 1.777 milioni di euro di fatturato. Più 2% per il mercato italiano, +15,3% per il fatturato estero che raggiunge così il 74,3% delle vendite totali


I risultati targati 2005 del comparto macchine per ceramica confermano il trend positivo iniziato nel 2004.

L’anno si è chiuso per il settore con un volume d’affari complessivo pari a 1.777,4 milioni di euro (+11,5% sul 2004) con un incremento in valori assoluti di 184 milioni di euro. Continua il recupero del mercato italiano con un incremento del 2% (457,1 milioni), indice di investimenti in ricerca e sviluppo su macchinari e tecnologie. I valori delle esportazioni sono passati invece dai 1.145,4 ai 1.320,3 milioni di euro (+15,3%). L’incidenza dell’export sul fatturato totale del settore sale pertanto dal 71,9% al 74,3%.



Continua a tirare il mercato medio orientale con un +3,3% e vendite per 289,5 milioni di euro, così come quello europeo con un +17,9% e vendite per 282,1 milioni euro e quello dell’Est Europa con un +32% e un valore di 198,1 milioni. Registrano inoltre un’impennata le vendite dell’Asia (esclusa la Cina) di +54,8%. E riprendono quota le esportazioni verso l’Africa con un +16,8% mentre Cina, Hong Kong e Taiwan registrano un calo del 33,7% dovuto essenzialmente all’accresciuta capacità di penetrazione dei prodotti made in China. È cresciuto infine l’export di quasi il 30% verso i Paesi del Centro e Sud America.



Le imprese


Le imprese italiane fornitrici di macchine per ceramica nel 2005 sono risultate 156, 19 unità in meno rispetto alle 175 dell’anno precedente (-10,9%). Il dato rappresenta il naturale processo di fusioni e accorpamenti di aziende, o di diversificazione dell’attività.


Mercati

Il Medio Oriente, che registra una crescita ininterrotta ormai dal 1999, continua anche nel 2005 ad avere il primato come prima area geografica per esportazione di tecnologia ceramica italiana e raggiunge vendite pari a 289,5 milioni di euro. L’Iran e la Turchia rimangono i paesi in cui è più forte la domanda di macchine ed impianti italiani.




L’Unione Europea è passata da 239,3 a 282,1 milioni di euro (+17,9%) rappresentando una quota del fatturato estero totale pari al 21,4%. Questi risultati non sono però sufficienti a recuperare il primato come principale area di esportazione. La UE, infatti, si colloca anche nel 2005 al secondo posto, seppur di poco, dietro il Medio Oriente.



I paesi dell’Europa orientale rimangono il terzo mercato di esportazione e il trend positivo di crescita delle vendite raggiunge il valore, in termini assoluti, di 198,1 milioni di euro, che significano un +32% di crescita rispetto al 2004.



Cina, Hong Kong e Taiwan continuano ad avere un calo del fatturato di – 33,7% passando dai 97,9 ai 64,9 milioni di euro. Il resto dell’Asia, al contrario registra un incremento del 54,8%.



Il mercato africano è in netta ripresa, si è passati da 86,9 del 2004 a 101,5 milioni di euro nel 2005 con un incremento pari al 16,8%.
L’area nordamericana, incluso il Messico, ha assorbito esportazioni pari a 103,6 milioni (+10,1%).

In Centro e Sud America le esportazioni continuano a registrare una progressiva crescita pari al 29,9% pari a 121,2 milioni.



Settori clienti


Il 2005 conferma, senza particolari scostamenti, la ormai consolidata ripartizione delle vendite di macchine in riferimento alle sei diverse tipologie di industrie ceramiche clienti. I settori produttori di piastrelle rimane predominante sul fatturato totale del comparto con quasi l’80% a seguire i laterizi con il 9,3%, i sanitari con 5,2%, la stoviglieria con 3,3%, i refrattari con un 3,2% dell’intero fatturato, infine la ceramica varia mantiene la sua fetta di fatturato sullo 0,1%.

Nello specifico, il valore delle vendite di impianti per la produzione di piastrelle è salito a 1.403,3 milioni di euro (+6,3%). Princiaple responsabile è l’export che da solo si aggira su più di 1000 milioni di euro (+8,4%,). Più contenuto l’aumento delle vendite in Italia (+0,9%) che ha portato il fatturato a 365,1 milioni.

Le macchine per laterizi registrano un fatturato di 165.4 milioni di euro (un incremento di 33,8 milioni di euro rispetto al 2004).

Le macchine per stoviglieria lasciano alle spalle la crisi del 2004 e riprendono quota con un fatturato di 58 mioni di euro (con un incremento di 26,8 milioni di euro).

Le macchine per sanitari dopo il notevole incremento del 2004 si assestano su un valore di 92.2 milioni di euro (con un incremento di +1,1 milioni di euro).

Per quanto riguarda le altre tipologie di macchine per ceramica, un sensibile aumento hanno avuto le macchine per refrattari con un fatturato di 57,6 milioni. In particolare derivante dal fatturato estero.
La vendita delle macchine destinate alla ceramica varia, invece, continua a scendere portandosi sul milione di euro.



Tipologie di macchine


Come nel 2004, l’incidenza delle singole tipologie di macchine sulla composizione del fatturato totale di settore non ha registrato scostamenti determinanti rispetto a quella storica. Incrementi di fatturato si sono registrati per tutte le famiglie di macchine con l’unica eccezione di quelle destinate alla finitura del prodotto.



Le previsioni per il 2006

Il 2005 riflette una fase di ristrutturazione interna del settore. Gli ordini sono derivati prevalentemente dall’export ma anche l’Italia segna una ripresa. Permangono tuttavia le difficoltà strutturali note da tempo sul mercato interno, legate al fatto che l’industria ceramica italiana è ancora in difficoltà e non sta reagendo con determinazione al crescente consolidarsi di competitori internazionali.

Il settore delle macchine per ceramica, per essere competitivo in un quadro internazionale non stabile, dovrà proseguire nell’offerta di proposte tecnologiche sempre più innovative e di conseguenza continuare ad investire nella ricerca. Dovrà inoltre, per questo motivo, continuare sulla strada del già avviato, seppur lentamente, processo di aggregazione, quale elemento vitale, per riuscire ad assorbire i costi crescenti della ricerca e del presidio dei mercati.

Le previsioni macroeconomiche per il settore indicano un anno che difficilmente potrà ripetere gli andamenti produttivi di crescita degli ultimi due. Quindi, ci attendiamo un 2006 “riflessivo” e di stabilizzazione con alcuni mercati che hanno completamente fermato gli investimenti ed altre aree che stanno riorganizzando le loro poitiche di espansione commerciale.