Le grandi coop saranno pronte ai primi di settembre con i ‘corner’ per la vendita dei farmaci da banco.


Aldo Soldi, presidente nazionale delle coop di consumo (Coop-Ancc), alla tavola rotonda organizzata a Bologna sulla liberalizzazione nel settore, ha riconosciuto che l’associazione non si aspettava un decreto da parte del Governo, ma ha assicurato che si è gia messa al lavoro per essere pronta ai primi di settembre quando scadranno i 60 giorni per la conversione in legge del provvedimento.

Saremo in grado di aprire per quella data nei supermercati più grandi – ha spiegato Soldi – rispettando i ”vincoli che riteniamo giusti, fissati
dal decreto. Un spazio separato e la presenza di un farmacista”. Le coop – ha osservato ancora il presidente di Coop-Ancc – stanno pensando a corner della superficie di 30-40 metri, protetti, e per questo sarà difficile poterli aprire nei punti vendita più piccoli. Ma a regime la rete delle
coop di consumo punta a realizzare 200-250 corner per i farmaci.

La Coop, che nei mesi scorsi aveva raccolto 800 mila cartoline di
adesione ad una proposta di legge di iniziativa popolare, giudica del tutto ”infondata” l’affermazione di Federfarma secondo la quale con la liberalizzazione ci sarà un abnorme consumo, dannoso per la salute dei cittadini. Questa affermazione si basa sull’ esperienza di altri paesi – ha osservato Soldi – come gli Stati Uniti dove non c’è il farmacista e i prodotti si prendono come al self-service. ”Da noi non accadrà nulla di tutto questo, nessuno spreco o abuso”, ha osservato ancora Soldi, secondo il quale i benefici per i cittadini saranno tangibili con risparmi sui prodotti da banco fra il 20% ed il 50%.

Il ministro per l’attuazione del programma Giulio Santagata, partecipando alla tavola rotonda, ha tenuto ad osservare che nel settore del farmaco, non c’è stata una ”liberalizzazione del mercato”, ma ”l’apertura di alcuni canali aggiuntivi alla vendita di alcuni tipi di prodotti”. ”E’ chiaro che la farmacia – ha proseguito cercando di tranquillizzare la categoria che è insorta – deve non solo mantenere, ma accrescere il suo ruolo di parte integrante del servizio sanitario nazionale. La farmacia è un elemento di cui non possiamo fare a meno. In questo quadro stiamo già lavorando per accrescere cose che le farmacie fanno, ma non abbastanza, e per liberalizzare cose che le farmacie fanno, ma è giusto che facciano anche altri”.