E ancora misteri sulla scena de ‘Il Caffè ai Giardini Margherita’con l’incredibile storia di Felice Pedroni alla scoperta dell’oro in Alaska che sarà raccontata dal vivo da Giorgio Comaschi insieme a Claudio Busi archeologo e ricercatore, Alessandro Corsini Sindaco di Fanano e Gianfranco Pedroni pronipote di Felix Pedro, intervistati dal poliedrico giornalista Fabrizio Binacchi.


1881. I boschi dell’appennino, un paesino a pochi chilometri da Fanano, chiamato Trignano, la famiglia Pedroni, sei figli, poco lavoro, le castagne da raccogliere, il carbone da vendere, quegli inverni che ogni volta sembravano più freddi e rigidi di quello precedente, la fame. Poi una sera una festa da ballo davanti alla chiesina del paese.Felice Pedroni ha 23 anni, è un giovane di bell’aspetto, coi baffoni scuri e lo sguardo profondo e corteggia da un po’ di tempo una misteriosa ragazza dai capelli neri.


Le risate, il ballo, le occhiate furtive. E la gelosia. Forse proprio di Fabiano, suo fratello, o di qualche amico. Si ode nel buio della vallata un colpo di fucile.

Il giorno dopo Felice Pedroni fa i bagagli e se ne va. Comincia un’avventura.
Una delle tante avventure di emigrazione a cavallo del secolo, quando l’America era un miraggio, ma anche il danaro, un lavoro, un rifugio, una chimera, un futuro da sognare.
Ma questa- commenta Giorgio Comaschi- non è avventura come tante, è una grande avventura. E’ l’avventura di Felice Pedroni che vent’anni più tardi, in Alaska, in mezzo a tormente di neve, a cavallo di un mulo, a 30-40 gradi sottozero, disperso nei boschi della valle del Tanana, fra orsi, notti lunghissime, solitudini sconfinate, il 22 luglio del 1902, scopre un giacimento d’oro.
In quel momento il suo mondo cambia improvvisamente. Felice Pedroni diventa una serie di cose: innanzitutto Felix Pedro (così viene ribattezzato laggiù), poi lo scopritore di un fiume, il Pedro Creek che dà oro ancora oggi, il fondatore della città più importante dell’Alaska e cioè Fairbanks, il protagonista di una travolgente storia a sfondo giallo che culminerà con la sua morte in circostanze sospette, e il protagonista della festa che ogni anno, in questi giorni, il 22 luglio appunto, l’Alaska celebra per festeggiare il suo anniversario, una sorta di Felix Pedro day, nel quale un uomo vestito come lui, con setaccio e capello, interpreta la sua parte raccogliendo pagliuzze nelle acque del Pedro Creek.


Mi sono innamorato di questa storia un anno e mezzo fa- continua Comaschi- da un anno e mezzo sono sulle tracce di Felix Pedro. E’ stato un ricercatore bolognese, Claudio Busi, che mi ha trascinato nel vortice di questa avventura. L’ho conosciuto in Egitto, nella Valle dei Re, durante un viaggio in cui riuscimmo nell’impresa di portare Francesco Guccini, nostro amico comune, nella tomba di Tuthankamon. Claudio Busi, vent’anni fa, aveva portato una targa da Fanano a Fairbanks proprio in onore di Felice Pedroni, ma poi la storia si era diluita nel tempo.Adesso Felix Pedro è un progetto. Un romanzo (che stiamo già scrivendo), un documentario in fase di realizzazione e uno spettacolo teatrale per la stagione 2005-2006. Abbiamo costituito a Fanano il “Comitato di Studio Felix Pedro” grazie all’entusiasmo e alla partecipazione del sindaco Alessandro Corsini, dei discendenti di Felix, Gianfranco e Francesco Pedroni e di altri collaboratori.La storia di Felix Pedro è un po’ la punta di diamante delle avventure di tutti gli emigranti che sono partiti dall’appennino fra Bologna e Modena.Condita di giallo, di mistero, di amori, di donne, di impressionanti coincidenze. Felix nel 1905, dopo essersi arricchito con l’oro (ma poteva forse essere ancora più ricco se non fosse stato penalizzato dal fatto di essere analfabeta), tornò in Italia, a Trignano, “per cercare”, dicono i giornali di Fairbanks dell’epoca, “la ragazza dagli occhi neri”. Ma la trovò forse già sposata e allora si invaghi di una maestrina di Lizzano in Belvedere, tale Egle Zanetti, detta Adelinda. Lei, nonostante le richieste di Felice, non lo seguì in America dove lui tornò l’anno dopo.Qui si sposò con la proprietaria della Rodhouse numero 4 di Dowson, Mary Ellen Doran, una ballerina da saloon, che nel giro di poco tempo lo condusse alla disperazione. Pedro aveva fatto di tutto per renderla felice, le aveva perfino comprato un ranch a Tacoma nello stato di Washington, ma le continue richieste economiche di Mary Doran e l’incrinarsi dei rapporti fra Pedro e i suoi soci nelle concessioni dei torrenti auriferi, portarono il rapporto alla catastrofe.Le testimonianze raccolte dicono che Felix Pedro tornò in Italia nel 1908 per tentare di convincere la maestrina. Lei sembrò cedere e gli scrisse una lettera nella quale accettava di seguirlo in Alaska. Ma durante la notte, anche a causa della resistenza della madre, si pentì e il mattino dopo, all’alba, grazie all’intervento del cugino, Oreste Filippi, che era direttore dell’ufficio postale di Lizzano, andò a recuperare la lettera che non arrivò mai a Felice. Due anni dopo, nel 1910, Felix Pedro morì all’ospedale di Fairbanks in circostanze apparentemente naturali, ma il suo corpo fu portato via da Mary Doran e sepolto a San Francisco. Fu un notaio di Pavullo, Amato Cortelloni, che nel 1972 riuscì a trovarlo e con grandi sforzi economici, a riportare il corpo in patria, al cimitero di Fanano. Ma dopo un’analisi sulla salma, avvenuta a Pavullo, Cortelloni aveva dichiarato di aver fatto una scoperta sconvolgente. Si è parlato di uno spillone conficcato fra le vertebre di Pedro, di veleno e di tante altre voci.
22 luglio, la data storica. 22 luglio 1906 Felix Pedro si sposa con Mary Doran, 22 luglio 1902 scopre l’oro in Alaska, 22 luglio 1910 muore all’ospedale di Fairbanks. Se non è un romanzo…Fa parte del progetto anche una ricognizione del corpo di Felice Pedroni, insieme ad un antropologo dell’Università di Bologna e col consenso degli eredi, per fare luce sulle tanti voci che si sono mescolate negli ultimi anni.