Ora anche le aziende agricole potranno fare il pane e venderlo. E’ uno dei tanti effetti del decreto sulle “Disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale” (il cosiddetto decreto Bersani sulle liberalizzazioni) che contiene anche la liberalizzazione dell’attività panificatoria.


Finora, l’impianto di un nuovo panificio era soggetto a valutazione di opportunità, in relazione alla potenzialità produttiva dei panifici già esistenti e al consumo teorico di pane da parte della popolazione residente nella località interessata, vi erano limiti quantitativi alla produzione ed al numero dei panifici in ciascun comune: in pratica un contingentamento che secondo l’Autorità garante della concorrenza e del mercato portava a una ingiustificata distorsione della concorrenza nel settore.

L’abrogazione di tale normativa da parte del decreto Bersani (che mantiene solo l’obbligo del rispetto delle prescrizioni di carattere igienico sanitario) porta oggi, tra l’altro, alla possibilità per le aziende agricole e gli agriturismi di “fare il pane” e i dolci in casa e venderli liberamente, sia a consumatori singoli, sia all’ingrosso.

Con la nuova disciplina è sufficiente che le aziende presentino una dichiarazione di inizio attività al Comune competente per territorio, corredata dall’autorizzazione della competente Azienda sanitaria locale in merito ai requisiti igienico-sanitari e dall’autorizzazione alle emissioni in atmosfera, dal titolo abilitativo edilizio e dal permesso di agibilità dei locali.

In questo modo potrà ampliarsi l’offerta di pane “tradizionale”, fatto con farine locali e recuperando tecniche di un tempo, venduto ai clienti degli agriturismi, ma anche ad altri consumatori, quelli che cercano di fare per quanto possibile la spesa in campagna, direttamente dal produttore agricolo, e che vedono oggi allargarsi la gamma dei prodotti a “filiera corta” fino a includere pane e dolci lievitati.