Una più efficace prevenzione contro il rischio frana attraverso il divieto assoluto di costruire nelle aree dove sono presenti frane attive, mentre nelle zone dove si sono verificati in passato movimenti nel terreno o dichiarate “potenzialmente instabili” si potrà intervenire solo in casi particolari.

Sono le regole di fondo contenute nella variante al Piano territoriale di coordinamento provinciale (Ptcp) della Provincia di Modena, approvata nei giorni scorsi dal Consiglio provinciale con il voto favorevole della maggioranza (Ds, Margherita, Prc e Verdi) contrari FI, An, Udc e Lega nord.

Si conclude il percorso di un piano che, come ha spiegato Maurizio Maletti, assessore provinciale alla Programmazione, “ridisegna la mappa del rischio idrogeologico in montagna, un caso unico in Italia di uno strumento tecnico così approfondito, scaturito dalla collaborazione tra diversi enti e dopo due anni di lavoro dei tecnici. In questo modo abbiamo definito una carta unica del territorio condivisa da tutti”.

Le osservazioni presentate al piano dopo la fase di adozione, avvenuta nei mesi scorsi, sono state 13 (“senza peraltro mettere in discussione l’impianto generale del documento” ha rilevato Maletti); sei quelle accolte, tra cui una della Comunità montana Modena est che ha segnalato una nuova frana attiva in località Cà Tuncina di Monteombraro. Tra le proposte respinte quella del consigliere provinciale Tomaso Tagliani (Udc) che aveva chiesto una ulteriore verifica su una frana nella zona del Bucamante di Serramazzoni che i tecnici provinciali hanno considerato un semplice smottamento, dovuto a uno sbancamento di cantiere. Un rilievo che per Tagliani dimostra che la Provincia “non vuole fare nulla contro una speculazione edilizia in atto al Bucamante»”. Un giudizio, questo sul Bucamante, ripreso durante il dibattito anche da Cesare Falzoni (An). Giorgio Barbieri (Lega nord) ha giudicato poco chiare le regole introdotte, mentre Dante Mazzi (FI) ha parlato di “interpretazioni singolari su alcune frane, determinate soprattutto dalle esigenze dell’economia”, giudizio al quale Demos Malvasi (Ds) ha replicato affermando che “le frane non hanno colore politico e non si può mettere in discussione la professionalità del lavoro dei tecnici”. Giandomenico Tomei (Margherita), esprimendo un giudizio positivo alla variante, ha sottolineato che “finalmente i Comuni hanno a disposizione un riferimento certo per la programmazione del territorio”, mentre Walter Telleri (Verdi) ha chiesto un “intervento strategico per affrontare il grave problema del dissesto idrogeologico in montagna”.