In questi ultimi tempi, in un lungo tratto del torrente Sillaro, da Molino Nuovo a San Clemente, a fianco del Villaggio della Salute, si è sviluppata ed è tuttora in corso un’intensa attività estrattiva di ghiaia, direttamente nell’alveo, così come non si faceva da quando nel corso degli anni ‘70 Regione e Comuni vietarono questa pratica, le cui conseguenze negative sono ancora oggi visibili.

Le escavazioni sono partite da un’autorizzazione rilasciata dal Servizio di Bacino della Regione Emilia-Romagna per canalizzare il fiume nelle aree di accumulo di ghiaia e per una sistemazione idraulica del tratto in questione.
A prescindere dalla motivazione di partenza, è chiaro a tutti che l’attività in essere, da alcuni mesi, non solo non c’entra nulla con la sistemazione idraulica, ma produce nuovi danni ambientali.
Si è di fatto ritornati alle escavazioni selvagge del passato, con inevitabili conseguenze: interruzione del minimo deflusso vitale di acqua, inaridimento ulteriore del torrente, intorbidimento della poca acqua disponibile, realizzazione di una pista in alveo che interrompe il fiume, polvere per il transito dei camion, ecc.
A questo si aggiunge che in ampi tratti, a causa delle escavazioni del passato e la mancanza di ghiaia, il torrente scorre diversi metri sotto il suo alveo naturale, direttamente nell’argilla, creando fenomeni di erosione e provocando la formazioni di solchi e canyon.
Il consigliere provinciale Giancarlo Naldi ha presentato sull’argomento un’interpellanza in Consiglio provinciale all’assessore all’ambiente Emanuele Burgin, il quale ha chiarito i termini da cui ha origine la vicenda, cioè un’autorizzazione di escavazione che avrebbe dovuto essere limitata a 14.000 metri cubi di materiale, a fronte di una azione di sistemazione idraulica a carico dell’azienda autorizzata.
Lo stesso consigliere Naldi ha scritto ai Sindaci di Monterenzio, Casalfiumanese e Castel San Pietro Terme – i comuni nel territorio dei quali scorre il tratto del torrente Sillaro interessato dalle escavazioni – nonché al presidente del Circondario di Imola, denunciando la realtà dei fatti e chiedendo agli stessi di impegnarsi per una verifica urgente, per fare cessare le escavazioni e imporre un’azione di ripristino ambientale.
La collaborazione pubblico-privato è essenziale per la tutela del territorio, a patto che le amministrazioni pubbliche siano messe in grado di valutare preventivamente i lavori e di controllare il loro svolgimento, e che il privato comprenda che certe operazioni, che danneggiano l’ambiente e i beni della collettività, non si possono più realizzare.

(Giancarlo Naldi –
Consigliere provinciale Democratici di Sinistra)