Riferendosi a dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi da esponenti politici ed istituzionali della sinistra emiliano-romagnola volte a chiedere nuovamente, in occasione della commemorazione della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, che venga tolto il segreto di Stato, il consigliere regionale di Forza Italia Andrea Leoni ha presentato una interrogazione.

Nell’interrogazione Leoni evidenzia (citando una risposta ad una interpellanza urgente che diede il Ministro Frattini il 20 settembre 2001) che chi si appella al segreto di Stato per questa vicenda rischierebbe di “confondere il segreto di Stato con il segreto sugli atti di indagine” voluti “per volontà della magistratura”, in quanto “non vi è segreto di Stato sulla vicenda di Bologna”, ma “se atti segreti sono stati rivenuti,si tratta certamente di segretazioni dovute ad interventi della magistratura”.
Leoni chiede quindi al Presidente della Regione di confermare se sulla strage del 2 agosto ci sia o no il segreto di Stato, se ritenga opportuno intervenire presso il Governo Prodi perché siano resi pubblici, senza alcuna revisione, episodi che servirebbero a mostrare retroscena inquietanti su molti gravi fatti accaduti in Italia e se concordi sul fatto che possibili nuovi elementi di chiarimento non debbano essere definiti ‘polverone’ “perché potrebbero smontare verità predefinite”, ma siano da valutare come “materia di attente, approfondite e trasparenti verifiche”.

A parere dell’esponente di FI, infatti, ci sarebbe “un blocco di soggetti politici ed istituzionali che esclude aprioristicamente qualsiasi ipotesi diversa da quella emersa dalla lunga, ed alcuni dicono ‘indirizzata’, vicenda processuale riguardante la strage, nonostante autorevoli voci e documenti attestino possibili altre strade che non cambierebbero ed anzi accrescerebbero la drammatica gravità dell’evento”.
A questo proposito, Leoni cita anche un articolo pubblicato nel dicembre 2005 in cui si evince che il segreto persisterebbe invece “su due episodi illuminanti, non materia di atti processuali, circa movimenti di armi ed esplosivi ed accordi con gruppi terroristici stranieri e l’allora Governo italiano”, sostenendo che sarebbe opportuna “un’operazione verità, non revisionata da opportune ‘sbianchettature’, sulle stragi e sugli attentati avvenuti in Italia per mano o su commissione di soggetti stranieri”.

Citando infine la recente proposta dell’assessore del Comune di Bologna Mancuso di ritoccare la commemorazione del 2 agosto, non più ricordando solo la strage alla stazione, ma collegandola “a tutti gli avvenimenti luttuosi che hanno coinvolto in qualche modo Bologna, dalla resistenza al delitto Biagi”, Leoni chiede se questa ipotesi non possa considerarsi “inquietante”, visto che potrebbe configurarsi come un “mascheramento delle responsabilità storiche della sinistra, soprattutto di quella estrema, che diede vita agli anni di piombo, allo stragismo eversivo e che ancora si è macchiata di efferati delitti come quello di Biagi, confondendole nel mare della retorica antifascista”.