Nell’ambito del Programma ‘Salute Donna’ dei Piani per la Salute del Comune di Modena, l’Azienda Ospedaliero-Universitaria e la Azienda USL di Modena hanno sviluppato un’articolata serie di iniziative inerenti le diverse fasi del percorso nascita, che va dai corsi di preparazione alla nascita alla individuazione in accordo con la ‘madre’ ed il ‘padre’ del nascituro del modo più appropriato di affrontare l’evento parto, sfidando anche il problema dell’infertilità.

La convinzione che accomuna tutti queste attività è che la ‘normale complessità della nascita’ richiede un approccio pluriprospettico e composito in cui neurologia, psicologia, counseling, medicina prenatale e procreazione medicalmente assistita incrocino i loro sguardi, posandosi su un traguardo ed un’esperienza irriducibile ad un solo o ad alcuni punti di vista.

La finalità di questi progetti, che trovano riscontro anche nei lavori della Commissione nascita regionale, è quello di restituire a questo cruciale momento della vita il valore di “evento personale, sociale, ancor prima che sanitario” – conformemente al pronunciamento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità -, è di rispondere sempre meglio ai nuovi bisogni delle coppie, ma anche di prospettare ad esse le alternative che le conoscenze ed i progressi compiuti, particolarmente negli ultimi anni, in campo medico-sanitario e delle scienze umane hanno messo a disposizione.

“La cultura della nascita – commenta la dott. ssa Kyriakoula Petropulacos, Direttore Sanitario dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Modena – si è profondamente modificata negli ultimi 20 anni: dopo l’entusiasmo per i buoni margini di sicurezza raggiunti con l’ospedalizzazione del parto negli anni ‘60, si è cominciato a mettere in discussione il modello per la sua carenza di ‘umanizzazione’ e la spersonalizzazione tipica dei fenomeni massificatori. In conseguenza di fenomeni come il femminismo si è parallelamente sviluppato il concetto di autodeterminazione, applicato non solo alla sfera dei rapporti sociali, ma anche alla sfera riproduttiva, che ha significato la ricerca di equilibri collegati ad una maggior consapevolezza circa le scelte di pianificazione familiare, cui più recentemente si è associata una forte richiesta di coinvolgimento anche nelle scelte delle modalità del parto”.

In tale ambito presso l’Unità Operativa di Ginecologia ed Ostetricia dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Modena è stata sperimentalmente avviata l’attività di un ‘Centro Nascita Naturale’, che ha consentito di pianificare ed offrire consapevolmente ai futuri genitori, ma prima di tutto alle donne, un percorso che prende in carico la gravida all’inizio del nono mese per discutere con medici ed ostetriche le diverse opzioni della nascita e, quindi, favorire nella partoriente una scelta davvero informata e consapevole.

“Ci si può informare – spiega il prof. Annibale Volpe, Direttore dell’Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Modena – su come donare il sangue del cordone ombelicale, ma anche di come è possibile organizzare una partoanalgesia peridurale. E per chi ha già avuto o subito il trauma di un taglio cesareo si possono discutere e comprendere vantaggi e svantaggi circa la ripetizione dell’intervento o la possibilità di partorire per le vie naturali”.

Da pochi mesi, infatti, per queste donne e per coloro che hanno avuto una gravidanza senza problemi, ovvero a basso rischio, è offerta l’opzione di un parto, esente da interventi farmacologici e routinari, rispettoso dei tempi fisiologici, con assoluta libertà di movimento e posizioni, gestito dalle ostetriche, in un rapporto del tutto personale e individuale con la partoriente. La finalità del ‘Centro Nascita Naturale’, spazio del quale hanno usufruito da giugno più di 80 donne, è quella di ricollocare l’evento nascita nella sua dimensione fisiologica, umana, quasi familiare, e – pur tuttavia – in un ambiente che garantisca parimenti condizioni di sicurezza e di permanente assistenza prestata da professionisti.

I neonati stanno tutti bene. Si va percependo, in generale, a livello della popolazione, una chiara tendenza al minor uso di interventismo, come confermano le 120 donne che finora si sono rivolte al ‘Centro Nascita Naturale’, solo 5 delle quali – e questo è avvenuto nella fase di avvio di questa esperienza – hanno, poi, preferito rinunciare. Volendo tracciare un bilancio complessivo dei parti seguiti attraverso il ‘Centro’ si rileva che solo in 8 casi si è dovuto procedere con il taglio cesareo, solo in pochissimi si è fatto ricorso ad episiotomie, cioè al “taglio del perineo” che serve a facilitare la nascita, e si è ridotto il ricorso all’uso di ossitocina per stimolare le contrazioni. La soddisfazione è stata elevata, soprattutto in relazione al rapporto col personale e al senso di sicurezza.

“La presa di contatto della donna con il punto nascita prescelto – afferma Simona Arletti, Assessore alle Politiche per la Salute e Pari Opportunità del Comune di Modena – rappresenta sicuramente un elemento di serenità e di tranquillità psicologica, consente di evidenziare precocemente eventuali fattori di rischio e offre una maggior possibilità di scelta alle future mamme”.

L’orientamento che la gravida si fa rispetto al parto dipende, infatti, da numerosi fattori: l’esperienza personale, in prima istanza, e per chi non l’ha ancora acquisita un peso rilevante lo hanno le informazioni ottenute (in famiglia, dalle amiche, etc.), nonché le emozioni che accompagnano l’evento.

“Per una scelta davvero informata e consapevole, però, – aggiunge Simona Arletti – occorre il confronto con i professionisti (medici ed ostetriche) i quali, sulla base di dati obbiettivi e scientifici, aiutano la partoriente nell’orientare le sue scelte”.