Sono stati definitivamente smentiti gli allarmi rituali sui rischi derivanti dal consumo di prodotti agroalimentari Made in Italy che le analisi ufficiali condotte dal Ministero della Salute hanno dimostrato essere al top della sicurezza a livello internazionale con addirittura il 100 per cento dell’olio di oliva, del riso, dei vini a denominazione e del grano duro per fare pasta e pane che rispettano le norme di legge sui residui derivanti da agrofarmaci.

E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare i risultati sul “Controllo Ufficiale sui residui di prodotti fitosanitari negli alimenti” divulgato dal Ministero della Salute su migliaia di campioni di derrate fresche e alimenti trasformati in tutta Italia. Si tratta di risultati che per scientificità, capillarità e metodologia di analisi sono – sottolinea la Coldiretti – certamente i più competi e attendibili a livello nazionale rispetto alle valutazioni provvisorie, parziali e incomplete divulgate spesso senza una sufficiente garanzia di approfondimento.
Particolarmente confortanti – continua la Coldiretti – sono i risultati relativi alla frutta e verdura commercializzata in Italia che con ben il 98,5 per cento dei campioni regolari (addirittura il 100 per cento nel caso di pomodori, radicchio, cipolle, cetrioli e melanzane) risulta la piu’ sicura a livello comunitario dove la media delle irregolarità arriva al 5 per cento.
I risultati di queste analisi sono il frutto dell’impegno degli imprenditori agricoli che ha reso il Made in Italy alimentare leader nelle garanzie di qualità e sicurezza alimentare, ma – afferma la Coldiretti – rappresentano anche una ragione in piu’ per consumare prodotti italiani provenienti dalle coltivazioni agricole nazionali che hanno conquistato la leadership europea con 155 denominazioni di origine italiane riconosciute nell’albo comunitario sul totale di 720 (22%), il fatto che un’impresa biologica europea su tre è italiana (37,7%) senza dimenticare il divieto per il biotech.

Un primato che va difeso e reso noto ai consumatori con la trasparenza dell’informazione in etichetta dove deve essere sempre indicato il luogo di coltivazione o di allevamento del prodotto agricolo impiegato per consentire scelte di acquisto consapevoli. Si tratta di accelerare il percorso già iniziato a livello europeo dove sono state adottate le norme per l’etichettatura di origine della carne bovina a partire dal primo gennaio 2002 dopo l’emergenza mucca pazza, per l’indicazione della varietà, qualità e provenienza dell’ortofrutta fresca, il codice di identificazione delle uova a partire dal primo gennaio 2004, il Paese di origine in cui è stato raccolto il miele, dal primo agosto 2004, mentre in Italia è stata prevista grazie alla mobilitazione della Coldiretti l’etichetta di origine anche per il latte fresco dal giugno 2005, per la carne di pollo dal 17 ottobre 2005 e per la passata di pomodoro dal 15 giugno 2006.
Molto resta ancora da fare e – rileva la Coldiretti – l’etichetta resta anonima per carne di maiale, conserve vegetali e succhi di frutta, ma anche per pasta ed extravergine di oliva con la possibilità di commercializzare olio ottenuto da miscele di origine diversa senza che questo venga indicato in etichetta. L’agroalimentare italiano rappresenta il secondo comparto produttivo del paese ed i primati conquistati nella qualità e nella sicurezza possono contribuire alla crescita economica generale e al riequilibrio della bilancia commerciale.
Il settore agroalimentare – conclude la Coldiretti – ha sviluppato un fatturato di 107 miliardi di Euro dei quali 15 realizzati grazie alle esportazioni che sono risultate particolarmente rilevati per i prodotti tipici e a denominazione di origine che sviluppano sul mercato complessivamente un valore 9 miliardi.