Un cantiere edile su due irregolare e sanzionato, perché inosservante delle norme sulla sicurezza, con pericolo immediato per i lavoratori. E’ il risultato della seconda campagna di controlli congiunti dei Servizi di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro delle Aziende USL di Modena, Reggio Emilia, Parma e Piacenza, associate per alcune iniziative nell’Area Vasta Emilia Nord.

Questa seconda campagna è stata effettuata nel periodo dal 25 al 29 settembre, in cantieri diversi rispetto alla prima (condotta nel giugno scorso, 44% allora quelli irregolari). Complessivamente sono stati ispezionati 212 cantieri (dove operavano 328 imprese con 985 addetti complessivi di cui 319 lavoratori autonomi) e ne sono stati contravvenzionati 114 (il 54% ). Le sanzioni ammontano ad oltre 560.000 euro.

I controlli hanno riguardato ancora i rischi di caduta dall’alto e di sprofondamento e seppellimento negli scavi che notoriamente sono le principali cause di infortunio grave e di morte.
Inoltre, in questa occasione, la vigilanza è stata estesa ai requisiti dell’impianto elettrico e alla sicurezza delle macchine da cantiere.

I risultati della seconda campagna sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato il Direttore del Dipartimento Sanità Pubblica dell’Azienda USL Modena Adriana Giannini, il Responsabile SPSAL (Servizio Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro) – Dipartimento Sanità Pubblica Guido Besutti ed il Coordinatore Area Sicurezza sul Lavoro-Dipartimento Sanità Pubblica Leo Di Federico.
In particolare, nella provincia di Modena, sono stati controllati 60 cantieri, in cui operavano (al momento del controllo) 100 imprese con (complessivamente) 261 addetti, 35 dei quali lavoratori autonomi.
Nella metà dei cantieri le carenze erano tali da comportare immediato pericolo per i lavoratori; sono stati redatti 61 verbali di contravvenzione, corrispondenti a 89 violazioni, e sono state comminate sanzioni per un totale di 261.000 euro.

L’analisi delle violazioni conferma con forza che i cantieri sono luoghi di lavoro ad elevato rischio di caduta dall’alto, a causa della mancata predisposizione o inadeguatezza di ponteggi, parapetti ed armature degli scavi. Il 58 % dei ponteggi presentava, infatti, irregolarità di diversa natura; nel 68% dei lavori sui tetti le protezioni contro la caduta erano inadeguate o totalmente mancanti e più della metà delle aperture nel vuoto sono risultate prive di protezioni. Pericolosi anche circa un terzo degli scavi (il 35%).

Per quanto riguarda la mancata predisposizione di efficaci misure contro la caduta dall’alto, il dato modenese è numericamente più severo rispetto a quanto emerso nelle altre province, ma in tutti i 212 cantieri di Modena, Parma, Reggio e Piacenza la situazione è ugualmente preoccupante: il 44% dei ponteggi controllati sono risultati irregolari e più della metà dei lavori sui tetti erano eseguiti in condizioni pericolose.
Il fatto è particolarmente grave in quanto, benché l’attuale legislazione abbia introdotto nuove figure specificatamente deputate a promuovere la sicurezza, le misure disattese sono quelle già previste dalle leggi risalenti agli anni 50 e certamente note a tutti i soggetti che operano in cantiere.
Migliore appare la situazione relativa agli impianti elettrici e alle macchine da cantiere. Gli impianti elettrici vengono generalmente installati da imprese abilitate e le carenze riscontrate (4 casi su 53 impianti verificati) derivano dall’insufficiente manutenzione durante la vita del cantiere. Per quanto riguarda le macchine, è evidente che nel corso degli anni è avvenuto un consistente rinnovamento delle stesse, con sostituzione di quelle vecchie ed insicure con macchine nuove dotate dei necessari presidi di sicurezza.
L’unica criticità, concordemente riscontrata nelle quattro province, riguarda la rimozione del riparo superiore della lama delle seghe circolari dovuta, in parte alla prassi consolidata del non utilizzo in quanto scomoda, ma anche, spesso, alle inadeguate caratteristiche costruttive che ne rendono difficoltoso l’uso.

Il Servizio Impiantistico Antinfortunistico (S.I.A.) dell’Azienda USL di Modena ha verificato 13 gru da cantiere, tutte risultate efficienti.
Complessivamente le carenze riscontrate sono coerenti con i dati statistici che individuano, nel settore edile, la caduta dall’alto come prima causa di infortunio grave e mortale e l’utilizzo delle seghe circolari come la principale causa di lesioni gravi da macchine.
Questa nuova azione di vigilanza riconferma, inoltre, l’avanzato processo di destrutturazione delle imprese: il numero medio di dipendenti presenti nei cantieri delle 100 imprese controllate in questa settimana è di soli 2,6 lavoratori. La scarsa consistenza delle imprese influenza negativamente le capacità organizzative e tecniche delle stesse ad attuare le misure di sicurezza.
Si osserva, come nella scorsa campagna, l’evidenza del ricorso sistematico alla catena dei subappalti verso imprese sempre più piccole e l’esplosione del fenomeno degli artigiani senza dipendenti (13% nei cantieri controllati).

A livello nazionale, problemi analoghi a questi, unitamente alla irregolarità dei rapporti di lavoro, in particolare il lavoro nero, hanno indotto il legislatore ad intervenire emanando un’apposita normativa: è di questi giorni (1 ottobre) l’entrata in vigore di una serie di misure tese a contrastare il fenomeno, contenute nel cosiddetto “decreto Bersani”.

I Servizi di Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro dell’Azienda USL di Modena – di concerto con quelle di Reggio Emilia, Parma e Piacenza – proseguiranno l’intensivo controllo delle condizioni di sicurezza nei cantieri edili ripetendo periodicamente analoghe campagne straordinarie di vigilanza, al fine di contrastare la diffusa inosservanza delle misure di sicurezza. Contestualmente intensificheranno le attività di assistenza ed informazione alle imprese e ai lavoratori per promuovere la cultura della prevenzione nei cantieri.

Infine, è bene sottolineare ancora una volta che il settore delle costruzioni edili rappresenta uno dei comparti produttivi storicamente più caratterizzati da elevati indici di rischio infortunistico, sia per la frequenza degli eventi che per la loro gravità.
Alcuni dati per delineare sinteticamente il fenomeno nella provincia di Modena: il settore ha causato, negli ultimi 15 anni, mediamente 3,9 eventi mortali per anno, con un picco di 9 casi nel 1996. Complessivamente, più di un terzo degli infortuni mortali hanno riguardato l’edilizia.
La causa più frequente – come risulta dalle inchieste-infortunio che il Servizio di Prevenzione e Sicurezza Ambiente di Lavoro (SPSAL) del Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Azienda USL effettua per conto della Procura della Repubblica – è la caduta dall’alto, seguita da “schiacciamenti” e “folgorazioni”.
Gli infortuni denunciati all’INAIL ed indennizzati nell’anno 2004 sono stati 1.974; il dato del 2005 (pari a 1.729 infortuni) non è ancora stabile dovendo l’INAIL ancora definire 1.380 casi denunciati nell’intera gestione “industria e servizi”.
L’analisi degli indici infortunistici, che rapporta gli eventi al numero di persone esposte, evidenzia nell’arco degli anni un trend in riduzione: ma nonostante qualche segnale positivo il settore può e deve ancora migliorare in modo significativo le condizioni di sicurezza dei lavoratori.