Sono informati e consapevoli sull’importanza di un’alimentazione di qualità e salubre, sanno cosa è un prodotto biologico, conoscono i marchi DOP, DOC, IGP. Attenti, soprattutto nelle fasce di reddito più basse, al prezzo, tuttavia non lo considerano un elemento di scelta determinante. Consumano quotidianamente frutta e verdura, anche se appaiono ancora ben lontani dal raggiungere la quota consigliata di cinque porzioni al giorno.

Ripongono la loro fiducia soprattutto nella grande distribuzione e nei negozi specializzati, molto meno nei discount. Buona anche la conoscenza delle iniziative sul fronte della qualità e della certificazione realizzate dalla Regione, che ottiene il primo posto tra le istituzioni sotto il profilo della fiducia.

E’ questa l’immagine degli emiliano-romagnoli che emerge da un’indagine demoscopica promossa dall’ Assessorato regionale all’agricoltura in collaborazione con Medec, il Centro Demoscopico Metropolitano della Provincia di Bologna e con il Dipartimento di Scienze statistiche dell’Università di Bologna.
L’indagine che ha interessato un campione di 2000 famiglie (200 per ogni provincia e 400 per il capoluogo) si è svolta telefonicamente (80 le domande) nel giugno scorso e mirava a verificare comportamenti alimentari e stile di vita. Con una particolare attenzione al grado di conoscenza e di fiducia nei confronti dei prodotti agroalimentari certificati, della sicurezza alimentare, del consumo di frutta e verdura. Anche per “testare” gli effetti delle azioni di promozione e valorizzazione che la Regione e le altre Amministrazioni locali, insieme ai Consorzi di tutela e alle associazioni di categoria, hanno realizzato in questi anni proprio nei confronti di questo tipo di prodotti.

I prodotti a marchio di qualità
Decisamente più ampia del previsto la conoscenza dei prodotti biologici e dei vari marchi di qualità e di tipicità. Infatti se i prodotti da agricoltura biologica ed i vini di origine controllata (DOC e DOCG) sono conosciuti da circa 95 persone su 100, i prodotti DOP e IGP si posizionano attorno all’80%, un dato ugualmente molto positivo.
Buone anche le percentuali di chi questi prodotti li consuma più o meno regolarmente. Le risposte toccano il 40% con punte vicino al 50% per i DOP/IGP e del 45% per i biologici.
La provincia in questo senso più “virtuosa” appare quella di Forlì-Cesena, con consumi “regolari” vicini al 15% per i vini DOC ed i prodotti DOP e punte superiori al 18% per i prodotti bio.
Più bassa appare invece la conoscenza dei prodotti a marchio QC (71%) e tradizionali (67%).
Le famiglie, in particolare quelle con figli al di sotto di 15 anni di età risultano nel 53% dei casi più attente ai messaggi di una corretta alimentazione.
Analogamente i singles con meno di 55 anni che, più informati sulle caratteristiche dei prodotti certificati e con capacità di spesa superiore, sono forti consumatori regolari di tali prodotti: 30% per DOC e DOCG e 24%per DOP, IGP e BIO. Il marchio di origine viene considerato una garanzia per: l’area di origine e/o provenienza del prodotto per il 73%, l’utilizzo di metodi tradizionali di produzione e una qualità complessiva maggiore (entrambi 66%). Ugualmente alta però anche la percezione di un prezzo decisamente più alto per il 64% degli intervistati.

Frutta e veerdura
Il 95% delle famiglie intervistate consuma frutta e verdura tutti i giorni ma il risultato considerato ottimale, delle 5 porzioni giornaliere, è raggiunto solo nel 7.5% dei casi. Va tuttavia sottolineato che quasi il 39% delle famiglie dichiarano di consumarne 3-4 porzioni al giorno.
In particolare sono i singles giovani ad adottare uno stile alimentare carente di frutta e verdura con un valore di consumo di 3 o più porzioni al giorno solo del 32%. I prodotti ortofrutticoli innovativi iniziano lentamente a entrare nel paniere dei consumatori. L’acquisto frequente di frutta e verdura già lavata e pronta per il consumo (quarta gamma) raggiunge il 25,7%, con valori importanti (intorno al 50%) nel caso di famiglie giovani sia singles che coppie. Mentre il dato rappresentato dalla frutta e verdura già condita e pronta per il consumo (quinta gamma), rimane ancora un prodotto di nicchia e solamente il 14% dei singles giovani (sotto i 55 anni) dichiarano di averla provata almeno una volta.

Anche bambini e ragazzi consumano poca frutta e verdura. Nei ragazzi sotto i 15 anni la quantità giornaliera è nettamente inferiore rispetto ai genitori: solo l’84% ne consuma tutti i giorni (-11% nei confronti delle rispettive famiglie che si attestano al 95%) , solo il 4% raggiunge le 5 porzioni al giorno (- 50% rispetto alle famiglie) anche se il consumo più o meno regolare di frutta e verdura nei giovani ha differenze molto ampie a livello provinciale con punte particolarmente positive a Rimini.
Le famiglie con bambini piccoli appaiono caratterizzate da uno stile alimentare più salutistico (circa il 51% consuma frutta e verdura almeno 3-4 volte al giorno).
Una ostacolo al consumo di frutta e verdura è rappresentato dai frequenti pasti fuori casa: quasi il 30% di famiglie intervistate ammette di non consumare mai in questi casi frutta e verdura, parzialmente compensato da un pari 30% di famiglie che dichiara di consumarla frequentemente ma con il restante 20% dal consumo saltuario.

I prezzi e la spesa
Al momento di decidere sulla spesa alimentare, anche se il prezzo rimane un elemento importante, gusto, sicurezza e l’origine del prodotto sono considerati più rilevanti, in una scala da 1 (per niente importante) a 5 (estremamente importante), questi i principali “valori” assegnati delle famiglie emiliano-romagnole:
4.6 Gusto
4.2 Assenza di coloranti, pesticidi, ecc.

4.2 Origine del prodotto

4.1 Rispetto per l’ambiente/benessere degli animali
4.1 Prezzo
4.1 Informazioni precise su provenienza e metodo di produzione (tracciabilità)

3.8 Esigenze dietetiche/salutistiche/nutrizionali
In Emilia-Romagna rispetto alle condizioni economiche delle famiglie intervistate (una famiglia su due dichiara di “fare fatica a tirare avanti”, un quarto di queste dichiara di “fare molta fatica”, mentre all’estremo opposto solo una famiglia su nove dichiara “di non fare per niente fatica a tirare avanti”), emergono importanti differenze legate al prezzo poiché il 72% dei rispondenti nella fascia più bassa considera il prezzo estremamente importante, contro il 25% della fascia economica benestante.
Il vincolo economico appare tuttavia l’unica differenza realmente significativa tra le fasce economiche più basse e quelle più alte. Rispetto agli altri parametri (gusto, salubrità, rispetto dell’ambiente, assenza di coloranti e pesticidi, marchi di qualità ecc.) infatti si notano scostamenti tra un tipo di famiglia e l’altro significativi ma modesti.
Quanto alla spesa, le famiglie intervistate dichiarano di riporre ampia fiducia, per quanto riguarda la sicurezza degli alimenti, nella grande distribuzione (71,4%), nei negozi specializzati (67,9%), e nei produttori diretti (64,7%), mentre i discount appaiono fortemente penalizzati (con solo il 18,6%).

Le iniziative della Regione
La Regione Emilia-Romagna riscuote il primo posto con un considerevole 70,2% delle dichiarazioni di fiducia, ampiamente al di sopra dei ministeri della Sanità (52,5%) e dell’Agricoltura (51,9%)% e dell’Unione Europea ferma al 49,6%.
Le iniziative regionali, legate all’uso di prodotti certificati nelle mense ed alle fattorie didattiche e fattorie aperte, sono abbastanza conosciute: più di un terzo delle famiglie le riconosce o ne ha sentito parlare e l’orientamento verso la fascia più giovane della popolazione di tali iniziative, porta le famiglie con prole ad esserne più informate e ad avere una partecipazione più attiva.
In particolare la conoscenza delle iniziative regionali sull’uso dei prodotti certificati (DOP, IGP) e dei prodotti da agricoltura biologica nelle mense delle scuole e degli ospedali, ha dato risposte positive vicine al 40% per tutta la regione, con punte del 48% a Forlì-Cesena.
Oltre il 35% degli intervistati ha conoscenza diretta e/o ha partecipato a “Fattorie Aperte”, con punte di adesione a Piacenza, Modena e Ravenna di oltre il 10% ed a Bologna e Reggio Emilia dove l’informazione è giunta a quasi il 30% delle famiglie intervistate.

Le visite alle “Fattorie Didattiche” regionali hanno raggiunto quasi il 20% a Ravenna e Forlì-Cesena e comunque la conoscenza di tali possibilità è patrimonio di un altro 20% della popolazione regionale.
Infine è stato anche chiesto il gradimento delle visite alle fattorie didattiche, raccogliendo tra le quasi 300 famiglie che hanno visitato le fattorie, il 70% ha dato giudizi “molto positivi” per arrivare ad un 96% di utenti comunque soddisfatti dell’occasione offerta.