La biblioteca dell’Istituto Sperimentale Agronomico, che conta almeno 12mila volumi dedicati a botanica, tecniche di coltivazione, studio dei suoli, allevamento del bestiame, ma anche serie storiche di importanti riviste scientifiche quali Grop Science, Agronomy Journal e Soil Science of American Journal, va censita ordinata, mantenuta in tutela e resa fruibile da parte dei cittadini, individuando eventualmente una nuova collocazione rispetto a quella attuale, che è destinata ad ospitare nuove funzioni dopo che è stata decisa la soppressione dell’istituto Sperimentale Agronomico.


E’ questa la volontà del Consiglio comunale di Modena, espressa nei giorni scorsi attraverso un Ordine del Giorno sottoscritto da tutti i gruppi e approvato all’unanimità.

Ad illustrare il documento in aula è stato il consigliere dei verdi Mauro Tesauro, che ha ripercorso la storia dell’istituto ricordandone la fondazione nel 1871 e le successive trasformazioni, sia della denominazione che delle funzioni, che hanno portato nel 1967 alla configurazione definitiva con compiti di ricerche agronomiche applicate all’ambiente settentrionale. Tesauro ha sottolineato che “il piano di riorganizzazione degli Istituti Sperimentali approvato nel 2006 dall’ex Ministro delle Politiche Agricole e Forestali, Gianni Alemanno, non prevede che l’istituto di Modena diventi né Centro né Unità di ricerca e, di conseguenza, ne decreta implicitamente la chiusura. Il Consiglio per la ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura, inoltre, ha stabilito di concedere in locazione i locali dell’Istituto di Modena all’Ispettorato Centrale Repressioni Frodi per un periodo complessivo di dodici anni i locali”.

Il consigliere dei Verdi ha poi ricordato che l’Università si è detta disponibile a collocare all’interno dell’edificio alcuni corsi di studio e che garantirebbe al contempo la tutela e la fruibilità del patrimonio scientifico, offrendo inoltre al Ministero competente un canone d’affitto maggiore e l’opportunità di situare in un luogo alternativo più adatto i laboratori dell’Istituto Repressione e Frodi, precisando però che al momento nessuna risposta è stata fornita dal Ministero.

Per questi motivi, quindi, il Consiglio ha votato compatto il documento con cui si chiede la tutela della biblioteca, oltre che una fruizione da parte del pubblico, evitando che un patrimonio di valore storico-scientifico- che comprende testi risalenti al 1760 – non venga abbandonato.