Un’area da 300 ettari nel Comune di Medicina, a
pochi chilometri da Bologna, e 500 milioni di euro di investimenti. Sono queste le cifre di ‘Romilia’, l’ambizioso progetto illustrato oggi dal presidente del Bologna Calcio, Alfredo Cazzola, che include anche la realizzazione di un nuovo stadio per la squadra rossoblù.


L’ipotesi è che nell’area di 300 ettari, oggi destinata a terreni agricoli, possa nascere un gigantesco complesso che unisca: un nuovo (da 25 – 30.000 posti, con la possibilità di chiusura totale della copertura); un parco tematico da 65 ettari, con pista annessa, dedicato all’automobile; un parco divertimenti per le scuole; un parco termale; un campo da golf a 18 buche di 60 ettari; un centro commerciale e abitativo e, infine, un centro allenamento per i calciatori
del domani.

Per quanto riguarda i finanziamenti “Aspettiamo le autorizzazioni della Conferenza dei Servizi e poi vedremo” risponde Renzo Menarini, socio consigliere del Bologna FC.

“Se i lavori potessero cominciare nel 2008 – ha spiegato Menarini – crediamo che lo stadio possa essere agibile per la stagione di calcio 2010-2011, mentre per completare le altre strutture ci vorranno 4-5 anni. Saremmo così pronti anche per i prossimi europei”.
Quella illustrata oggi “è una proposta, un’ipotesi – aggiunge Cazzola – ma è qualcosa di estremamente innovativo, una nuova strada per il rilancio del territorio”.


In merito all’argomento Venturelli, vice precsidente della provincia di Bologna, ha oggi dichiarato:

“Prendiamo atto del progetto di nuovo stadio, con annessi altri servizi
sportivi, commerciali e ricreativi, corredato di tutte le infrastrutture
per la mobilità che ne permettano un inserimento in un territorio dell’area
vasta bolognese già intensamente sviluppato, presentato questa mattina nel
corso di una conferenza stampa. E’ una proposta che, come Provincia di
Bologna, esamineremo quando ci saranno ufficialmente consegnati tutti gli
elementi sufficienti per poterne valutare costi e benefici, vantaggi e
limiti, assumendo, come stiamo facendo per le richieste di realizzazione di
poli funzionali, nuovi insediamenti o nuove opere infrastrutturali per la
mobilità, il quadro complessivo che il Piano Territoriale di Coordinamento
Provinciale ha definito e che oggi i Piani Strutturali Comunali stanno
traducendo su scala locale.
Non abbiamo un’idea ingessata della pianificazione territoriale; abbiamo
superato l’idea del “pianificar facendo” e della pianificazione in aree
limitate che non considera le ricadute e le interconnessioni sull’intera
area metropolitana bolognese.
Valutare la sostenibilità economica e la redditività di un grande
investimento è compito che compete ai proponenti; valutare se tale progetto
sia anche sostenibile, socialmente e ambientalmente, sul medio e sul lungo
periodo, è diritto-dovere delle Istituzioni, a cui competono la definizione
degli indirizzi e dei livelli di sviluppo dell’area vasta bolognese.
Guardiamo con interesse alla capacità propositiva dell’imprenditoria
locale, ma vogliamo considerare bene la sostenibilità di ogni progetto, la
sua capacità di contribuire alla crescita della “Città pubblica”, di
contribuire ad abbassare la pressione sui sistemi ambientali e sulla rete
della mobilità privata come condizioni di primario interesse”.