E’ un Niki Lauda commosso quello che ricorda il compagno di scudera alla Ferrari dal ’73 al ’76 Clay Regazzoni, morto ieri in un incidente stradale. “Credevo che fosse indistruttibile – ha dichiarato – è una catastrofe. Era il mio idolo, perché sapeva conciliare al meglio una grande professionalità e la sua voglia di divertirsi. Era sempre sorridente e pensava positivo. Un uomo vero che mi ha insegnato ad amare la vita”.


“Lui era fatto così: si arrabbiava e urlava – ricorda Lauda -. Era uno che ti diceva le cose in faccia, e per questo lo stimavo. Ma tu gli rispondevi, chiarivi e tutto finiva lì. Quella squadra era eccezionale e, se abbiamo raggiunto grandi risultati, vi assicuro che buona parte del merito è di Regazzoni”.

“Era il mio idolo – ammette -. Soprattutto perché sapeva essere professionale, ma godersi la vita fino in fondo. E poi guidava davvero bene, da lui ho imparato molto. Ma è l’uomo che mi ha lasciato uno splendido ricordo. Una persona sempre sorridente e pronta a pensare positivo”. Poi, una frase che da sola suona come l’epitaffio più bello, quello di cui un uomo come Regazzoni andrebbe più fiero. “Mi ha insegnato ad amare la vita”.