Dove non si sono verificati danni il maltempo con la pioggia e la neve è stato accolto con favore nelle campagne dove la prolungata mancanza di acqua impedisce ai terreni il ripristino delle riserve idriche indispensabili per affrontare la primavera e l’estate quando le colture avranno bisogno di irrigazione.

E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che nel periodo novembre dicembre si è verificato appena un terzo delle precipitazioni normali. Le falde idriche – sottolinea la Coldiretti – sono all’ ”asciutto” per la ridotta piovosità che ha interessato sia le Alpi che gli Appennini dove si spera in una maggiore continuità e diffusione nella caduta di neve e pioggia.

L’anomala situazione è stata determinata da un autunno “tropicale” e – continua la Coldiretti – potrebbe risultare meno drammatica in campagna se l’abbassamento di temperature sarà graduale e accompagnato da abbondanti nevicate sui rilievi che potrebbe rappresentare una importante “scorta” di risorse idriche per i prossimi mesi. La caduta della neve dunque non ha portato solo sollievo agli operatori turistici della vacanza sulla sci ma – prosegue la Coldiretti – consente anche di ripristinare le riserve idriche limitate dopo un lungo periodo di assenza di rilevanti precipitazioni in vista della ripresa vegetativa delle coltivazioni, secondo l’antico proverbio contadino “sotto la neve pane”.

Gli effetti osservati in questo autunno sono l’espressione – sottolinea la Coldiretti – di cambiamenti climatici strutturali che in Italia si manifestano con un aumento dell’intensità delle precipitazioni, sfasamenti stagionali con autunno caldo e primavera anticipata, aumento del numero di giorni consecutivi con punte di caldo eccessivo, modificazione della distribuzione delle piogge e aumento delle temperature estive. Si tratta di una evoluzione destinata a produrre conseguenze strutturali sull’attività agricola poiché gli effetti – precisa la Coldiretti – si fanno sentire con un significativo spostamento della zona di coltivazione tradizionale di alcune colture, la riduzione della riserva idrica, l’aumento dell’erosione in zone collinari ed alluvioni in pianura, anticipo di germogliamento per le piante coltivate, maggiore rischio per gelate tardive, aumento dell’incidenza di infezioni fungine e dello sviluppo di insetti, stress idrico delle piante.

Si tratta di processi – conclude la Coldiretti – che rappresentano una nuova sfida per l’impresa agricola che deve interpretare il cambiamento e i suoi effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio.