Con due mesi di anticipo sono già pronte da raccogliere le fave che da tradizione accompagnano con il pecorino fresco le gite fuori porta del primo maggio. E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che per effetto del cambiamento del clima con il caldo fuori stagione a livelli record si è verificata in pieno inverno per la prima volta nella storia delle campagne romane la maturazione nei campi di fave e piselli che arrivano normalmente solo in primavera.

Se il clima favorisce la stagione delle scampagnate a base di primizie, il caldo record e la mancanza di pioggia – sottolinea la Coldiretti – hanno mandato in tilt la natura lungo tutto lo Stivale con ortaggi e frutti che sono matura ti con mesi di anticipo , gli animali come le api che vagano confuse e i l rischio concreto che si ripeta nelle campagne il disastro del 2006 quando tra caldo, siccità e maltempo, l’agricoltura ha subito danni per un miliardo di euro.

Se per le mimose si sta allungano il periodo di fioritura, da San Valentino alla Festa della donna dell’8 marzo, sui banchi dei mercati è già possibile trovare produzioni Made in Italy di piselli freschi, carciofi romaneschi e di tutte le insalate a pieno campo, dalle lattughe, alle scarole e alle indivie. Si trovano in grande quantità anche cavolfiori, broccoli romaneschi, finocchi e pomodori . Se i prezzi per i consumatori sui banchi di vendita non hanno subito variazioni di rilievo, p articolarmente gravi – sostiene la Coldiretti – sono le perdite economiche per gli agricoltori con il crollo dei listini a pochi centesimi ed elevate quantità di prodotto invenduto, come accade per il 70 per cento della produzione di carciofi nel brindisino.

Si tratta – continua la Coldiretti – di una situazione preoccupante aggravata spesso dalla mancanza di trasparenza nelle informazioni con prodotto importato dall’estero che viene spacciato per italiano , nonostante sia obbligatorio per l’ortofrutta indicare in etichetta l’origine, la varietà e il livello qualitativo (dai carciofi egiziani all’aglio cinese, dai fagiolini del Senegal alla arance spagnole, fino alle ciliegie argentine). Un inganno che impedisce di fare scelte consapevoli, tenuto conto che si tratta di paesi che spesso non danno le stesse garanzie di rispetto delle norme igienico sanitarie e che in Italia, dall’analisi Coldiretti sugli scambi commerciali, c’è una probabilità su dieci di consumare frutta e verdura di origine non nazionale.

I cambiamenti climatici hanno anche ridotto notevolmente la disponibilità idrica in bacini, laghi e fiumi che fa temere il rischio siccità per la prossima stagione primaverile quando le colture avranno più bisogno dell’acqua. La situazione critica è determinata dal fatto che – continua la Coldiretti – nel 2006 al Centro Nord si è registrato il record negativo delle precipitazioni dall’inizio del terzo millennio con le piogge che si sono ridotte di un terzo (29 per cento in meno) sulla base delle rilevazioni della stazione meteo di Piacenza, mentre a Roma sono quasi dimezzate (con un 46 per cento in meno).

Servono dunque – sostiene la Coldiretti – interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque con le opere infrastrutturali del piano irriguo nazionale previsto dalla Finanziaria, campagne di informazione ed educazione sull’uso corretto dell’acqua, un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo, ma anche ricerca e innovazione per lo sviluppo di coltivazioni a basso fabbisogno idrico come l’arachide sperimentata in Pianura Padana dalla Coldiretti. Si tratta degli effetti di un processo – conclude la Coldiretti – che sta provocando una vera migrazione delle produzioni con un significativo spostamento della zona di coltivazione tradizionale di alcune colture come l’olivo che è arrivato quasi a ridosso delle Alpi, mentre nella Pianura Padana si coltivano già adesso grandi quantità di pomodoro e di grano duro per la pasta.