Oltre un terzo degli universitari “fuorisede” che si trovano a Modena o a Reggio Emilia per ragioni di studio sono ospitati presso privati in una situazione di diffusa irregolarità (34,77%): uno su cinque (21,26%) è senza contratto, mentre oltre uno su dieci (13,51%) paga di più di quanto registrato.

Quadro generale
Sono questi alcuni dei risultati più eclatanti messi in evidenza dall’analisi dell’Indagine sulla condizione abitativa degli studenti dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, una ricerca realizzata on-line tra la popolazione studentesca dell’Ateneo emiliano, che ha raccolto la spontanea adesione di 422 iscritti su 4.824 “fuorisede” che lo frequentavano alla fine dell’anno accademico 2005/2006 e verso i quali Arestud mette a disposizione 387 posti, che soddisfano quasi interamente il fabbisogno degli idonei, per reddito e merito, ai benefici del diritto allo studio. L’Ateneo, da parte sua, con l’intervento di via Costellazioni, fornisce altri 100 posti. Per il resto, ma si parla di almeno 3.000 studenti extraregione a Modena e 500 a Reggio Emilia, escludendo – dunque – tutti gli emiliano romagnoli che si presume facciano i pendolari, la risposta al bisogno di alloggio deve essere ricercata a livello di mercato privato.
L’indagine, sostenuta dalla Fondazione Mario Del Monte, e curata da Alberto Greco e Igor Sales, è stata avviata a fine luglio dell’anno scorso e si è conclusa materialmente coi dati raccolti al 13 novembre 2006. Sull’ampiezza del campione, che ha partecipato all’iniziativa (348 residenti presso privati e 75 ospiti di collegi Arestud), ha influito negativamente, condizionando la partecipazione al questionario di 38 domande, l’assenza – nel periodo di lancio dell’iniziativa – di molti studenti “fuorisede”, che si erano recati a casa per la sospensione estiva delle attività accademiche e il gran daffare di ognuno per la coincidenza col periodo di immatricolazione/inizio lezioni e di esami, che hanno sicuramente distratto l’attenzione che ci si poteva attendere.
Ad ogni modo buon conto, il risultato può ritenersi soddisfacente e rappresentativo e fornisce uno “spaccato” attendibile e veritiero della situazione e, decisamente, utile per le rielaborazioni ed i suggerimenti che da esso provengono.
Tipologia di contratto
“Per quanto siano molto diffuse le situazioni che evidenziano una condizione di disagio abitativo a Modena e Reggio Emilia – ci tiene a precisare il Pro Rettore prof. Rodolfo Cecchi –, nelle nostre sedi d’Ateneo vuoi per il numero ancora contenuto di studenti fuorisede, che si aggira sul 25% dell’intera popolazione universitaria, vuoi per l’efficace rete rappresentata da un’offerta sufficientemente organizzata, la lettura non è così drammatica come in altre realtà universitarie, ancorché vicine, come Bologna, dove risulterebbe che più di metà degli studenti si sono (per necessità) affidati a proprietari con pochi scrupoli”.
Lo attesta il fatto che da noi quasi due studenti su tre (64,94%) hanno sottoscritto un contratto libero (4 anni rinnovabile), o un contratto transitorio per studenti (da 6 a 36 mesi) o un contratto concertato abitativo (3 anni + 2), che – in circa la metà dei casi (49,72%) – ha durata superiore a un anno o viene rinnovato annualmente (16,67%).
La ricerca dell’alloggio
In generale la disponibilità ad ospitare studenti da parte della popolazione è piuttosto buona e l’offerta di alloggi privati è ancora abbastanza ampia per rispondere con tempestività al fabbisogno. Il 71,84% riesce a trovare casa in meno di 20 giorni dall’inizio della ricerca. Ma, c’è anche una fascia – non irrilevante – che impiega più di 2 mesi (8,62%).
Il canale decisamente prevalente per giungere all’obiettivo è quello del “passa parola”. Quasi la metà, infatti, riesce a raggiungere lo scopo tramite amici, conoscenti o compagni di università (49,43%). Un altro gruppo, pure abbastanza consistente (21,26%), risolve il problema tramite annuncio sul giornale o attraverso qualche avviso per strada. Sono, invece, poco più di 1 su 4 (26,15%) coloro che si rivolgono ad un’agenzia immobiliare.
La condizione dell’alloggio
In 4 casi su 5 l’alloggio consegnato agli studenti risulta arredato (47,70%) o parzialmente arredato (32,47%). Nel 19,73% delle situazioni raccontate, però, si deve anche far fronte alla sua sistemazione. Tuttavia, la condizione del proprio alloggio o della propria stanza è promossa dal 65,23% di coloro che hanno risposto tra i privati. Uno su quattro preferisce – per così dire – sospendere il giudizio, dando una valutazione interlocutoria. Mentre il 16,66% tra i privati ritiene inadeguata la sistemazione.
Le preoccupazioni maggiori sono alimentate dalla pulizia degli spazi comuni che suscitano perplessità (danno un giudizio tra il sospeso e l’insoddisfacente) nella maggioranza degli intervistati (54,10%), negli orari da rispettare per l’entrata e l’uscita dallo stabile occupato (51,92%) e nella capacità di ascolto del locatario (54,54%), che manifesta frequentemente disinteresse per la manutenzione se il 34,19% degli studenti si lamenta per il funzionamento dell’impianto di riscaldamento, il 38,79% per le condizioni delle pareti, dei soffitti e dei pavimenti e – ben il 42,23% – per gli arredi.
La spesa sostenuta
Molto importante è l’aspetto della spesa che gli studenti, sistemati presso privati, devono affrontare per poter disporre di una stanza o, più modestamente, di un posto letto. Il costo medio è di 215,06 euro al mese. Se a questo onere si aggiungono i 53,86 euro di spese o contributi versati ad integrazione per spese condominiali, acqua, luce, e gas si arriva alla ragguardevole somma di 268,9 euro. Una vera sproporzione (circa 150 euro in più) rispetto a quanto sborsano i compagni di studio che alloggiano nelle residenze universitarie, che pagano rette onnicomprensive medie di 116,38 euro.
La promiscuità dell’alloggio scelta obbligata
Anche per queste ragioni la ricerca della casa si indirizza – nella maggior parte dei casi – verso alloggi privati che dispongano di almeno 4-5 vani abitabili, compresa la cucina, in modo da suddividere l’onere dei considerevoli affitti richiesti. La media dei locali che compongono l’abitazione è infatti di 4,26 locali a Modena e di 4,20 a Reggio Emilia.
Il dato trova, altresì, conferma nell’indice di occupazione delle abitazioni, da cui risulta che la media di ospiti per appartamento si aggira su 2,66 studenti per nucleo a Modena e su 2,40 a Reggio Emilia.
La stanzialità come opzione di tranquillità
Altra caratteristica che emerge dall’analisi riguarda la preferenza che gli studenti accordano per contratti di lunga durata, ovvero che restituiscano loro la sicurezza – almeno durante gli studi – di non essere soffocati dall’assillo di dover frequentemente cambiare sistemazione. Infatti, nel corso di quasi tre anni trascorsi mediamente in città (2,98 a Modena e 2,88 a Reggio Emilia ) dagli intervistati (la media è superiore per gli ospiti Arestud: 3,35 a Modena e 2,22 a Reggio Emilia), più della metà (52,59%) non ha mai traslocato e un’altra consistente quota (33,33%) lo ha fatto una sola volta. La circostanza che appena il 14,00% abbia variato più di due volte la residenza sta evidentemente ad indicare che il passaggio è affrontato non per scelta, ma perché si è in qualche modo costretti.
Conclusioni
Dalla lettura di questa indagine, che ha il pregio di restituirci la realtà di una condizione troppo spesso trascurata, anche se rilevante, relativa a una fetta di popolazione che rappresenta – per ora – circa il 2 per cento dei residenti a Modena e a Reggio Emilia e destinata a pesare sempre di più nel contesto del nostro tessuto sociale, in ragione del maggiore prestigio e dell’attrattività esercitata dall’Ateneo emiliano, che ha visto costantemente crescere il popolo dei “fuorisede”, emerge una fotografia dai colori in chiaroscuro, dove accanto a situazioni di positività permangono anche segnali di preoccupazione, come la non brillante condizione degli alloggi affittati e i costi, che sono forti elementi di disagio abitativo per gli studenti che hanno scelto Modena e Reggio Emilia, come propria sede universitaria.