La “Unità di Cure Continue” (U.C.C.) è un servizio pubblico di ospedalizzazione a domicilio che opera nel distretto delle piastrelle (Sassuolo, Formigine, Fiorano e Maranello) fin dal Marzo del 1995.

Nato grazie alla buona volontà e dedizione di pochi operatori sanitari che lo hanno di fatto fondato e fatto progredire nelle sue fasi iniziali ha, ad oggi, aiutato più di 300 famiglie di malati con gravissime patologie inguaribili che grazie al Servizio hanno potuto decidere e scegliere di vivere la loro condizione di malattia nella propria casa tra i propri cari.

Alla luce delle continue dichiarazioni pubbliche del ministro della Salute e di autorità ecclesiastiche ad altissimo livello, la scelta di quel manipolo fu giusta ed oggi rischia di essere vanificata.
L’equipe dell’U.C.C., affiancando il medico curante, ha garantito al proprio domicilio, rispettando l’individualità e le scelte di ogni persona, una possibilità di vita al di là della gravità e della devastazione fisica e psicologica indotte dalla malattia.

La “Unità di Cure Continue” è un’equipe multidisciplinare composta da: un Medico palliativista, una Psicologa, tre Infermiere con formazione specifica, un Terapista della Riabilitazione e non per ultimi dai Volontari della associazione “Amici per la Vita” che in tutti questi anni ha fornito aiuto e sostegno sia alle persone che al servizio con sostanziosi contributi umani ed economici.
Ma è molto probabile che da domani tutto questo potrebbe non più essere attivo, infatti ci giungono da più parti voci di una quasi certa chiusura di questo servizio.

Chiudendolo, chi si troverà nella condizione di dolore e paura di fronte ad una malattia inguaribile, non potrà più scegliere se rimanere, come oggi, nella propria casa, infatti il medico di base non avrà supporto ed aiuto nella sua opera e non ci risulta che si siano create strutture alternative capaci di affiancarlo adeguatamente.
Immaginiamo che sarà proposta la solita “scelta” di una ospedalizzazione nelle lungodegenze degli ospedali o in posti dedicati ricavati nelle Case protette/Residenze Sanitari Assistenziali per Anziani.
All’interno di queste istituzioni sicuramente troverebbero personale sanitario ed attrezzature di sicuro ed elevato livello tecnico e professionale, ma in ogni caso non sarebbe possibile vivere la propria vita, i propri sentimenti, le proprie emozioni nell’intimità della famiglia con i propri cari, infatti si troverebbero in una tipica stanza d’ospedale con accanto almeno una persona nelle stesse condizioni.

In alternativa una assistenza domiciliare fornita da operatori formati e con organici strutturati per altre mansioni, che non potrebbero intervenire quando: la protesi respiratoria accusa problemi tecnici oppure quando la pompa di infusione non funziona rendendo il dolore non più sopportabile oppure quando la famiglia o la persona cadono in preda a stati di solitudine e depressione.
Proponiamo con forza sia la permanenza a pieno titolo del Servizio, sia una struttura alternativa, “l’Hospice”, non come ipotizzato ricavandolo da “stanze” dedicate in strutture gia esistenti, ma costruendo una struttura territoriale ad esso totalmente dedicato.
La Associazione di volontariato “Amici per la Vita” auspica che ancora una volta queste voci siano frutto delle solite indiscrezioni prive di fondamento, se ciò non fosse, riteniamo indispensabile un pronunciamento pubblico della Azienda U.S.L. di Modena.