“Ancora una volta il nostro distretto alimentare viene toccato da un brutale omicidio. Quattro anni fa l’omicidio del socio lavoratore della cooperativa
Dimac di Castelnuovo Rangone, ieri è toccato ad un altro lavoratore extracomunitario, anch’esso socio di una della tante false cooperative che
infestano il territorio modenese e, in particolare, il comparto della lavorazione delle carni e dei salumi”.


“Due episodi delittuosi che, apparentemente, non hanno nulla in comune per la dinamica e i moventi che li hanno generati: nel 2002 il socio della Dimac è stato ucciso per coprire presunte contraffazioni dei marchi delle cosce suine, ieri il socio lavoratore è stato ucciso per “futili motivi”,
come viene riportato dalle cronache locali. La Magistratura saprà fare luce, così come lo ha fatto nel passato, di questo ne siamo sicuri.
Un filo però unisce i due tragici episodi ed è quello dello stesso “brodo di coltura” in cui questi lavoratori hanno vissuto, lavorato e relazionato
con il mondo esterno. Entrambi dipendenti di imprese che reclutavano solo extracomunitari, ed entrambi dipendenti di cooperative che offrivano i loro servizi alle imprese committenti del distretto delle carni a prezzi non compatibili con il rispetto di leggi e contratti. Le analogie non finiscono qui: la tristemente famosa Dimac somministrava manodopera anche presso il
prosciuttificio Maccaferri, azienda in cui è avvenuto l’omicidio di ieri.
Sia la Maccaferri che la cooperativa Gruppo Sarnelli erano state oggetto di segnalazione da parte del Sindacato per somministrazione irregolare di manodopera alla Direzione Provinciale del Lavoro di Modena, purtroppo
segnalazioni completamente ignorate dall’Ispettorato del Lavoro di Modena,
così come le altre 38 denuncie/segnalazioni fatte in meno di un anno!
Un “brodo di coltura” che continua a generare i suoi mostri, che a loro volta generano tragedie e che, se non prosciugato, continuerà a trovare
alimento per poter crescere e germogliare.
Fai, Flai e Uila di Modena in molte occasioni hanno denunciato pubblicamente ai mezzi di comunicazione, alle Istituzioni, alle associazioni
imprenditoriali i pericoli che questo modello organizzativo porta con sé: tensioni fra i lavoratori, difficoltà d’integrazione, disparità di
trattamenti economici e normativi e di convivenza fra lavoratori di diverse etnie.
Difficoltà che si acuiscono ancor di più se questi lavoratori si trovano adover lavorare per oltre 11 ore al giorno, con ritmi e velocità in continua
crescita, con pochissime tutele contrattali e previdenziali, per non parlare delle condizioni di sicurezza.
L’episodio di ieri è finito tragicamente, ma altri ce ne sono stati con esiti meno drammatici. Le segnalazioni che nostri delegati ed attivisti ci
fanno pervenire, inerenti ad episodi di tensione negli ambienti di lavoro in cui operano, sono troppo numerose e sono un segnale che non può essere sottovalutato.
La legalità nel lavoro è l’elemento fondamentale per garantire la qualità del lavoro. Senza la legalità prevale l’arbitrio, l’insicurezza, la
prevaricazione e, purtroppo, anche la violenza.
Fai, Flai e Uila di Modena continuano a ribadire che nel distretto esiste un problema di legalità che deve essere affrontato per salvaguardare un
settore strategico per la nostra economia.
Noi stiamo lavorando da tempo per trovare le opportune sinergie, purtroppo, senza trovare troppe convergenze ed è sconfortante ricordarlo oggi di fronte ad una tragedia che ha provocato vittime alle cui famiglie cui va la nostra solidarietà”.

(Vanni Ficcarelli segretario provinciale Flai-Cgil Modena
Pier Secondo Mediani segretario provinciale Fai-Cisl Modena
Ennio Rovatti segretario provinciale Uila-Uil Modena)