Il Consiglio provinciale di Modena esprime «netta contrarietà alla realizzazione dell’impianto di stoccaggio del gas di Rivara». E’ stato infatti approvato all’unanimità nei giorni scorsi l’ordine del giorno, sottoscritto da tutti i gruppi consiliari, che appoggia la presa di posizione dell’Unione dei Comuni dell’Area nord impegnando la Provincia a esprimere il proprio parere contrario in tutte le sedi istituzionali competenti e a inoltrare il documento al Presidente del Consiglio Romano Prodi e ai ministri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico.

Il documento rileva inoltre che il progetto presentato dalla Independent Gas Management non rappresenta una scelta strategica per lo sviluppo socioeconomico del territorio e che, in base alle valutazioni del gruppo tecnico di lavoro nominato da Provincia e Unione dei Comuni, è carente e inadeguato sul piano della sicurezza e della tutela dell’ambiente. La relazione verrà inviata anche alla Regione e alla Commissione nazionale per la Valutazione dell’impatto ambientale.

“Con questo voto il Consiglio sostiene la presa di posizione unanime dei Comuni interessati – ha dichiarato il capogruppo Ds Demos Malavasi (Ds) – non in termini ideologici ma sulla base dell’analisi precisa dei tecnici incaricati da Provincia e Comuni che hanno concluso che lì l’impianto non si può fare perché non ci sono le garanzie di sicurezza necessarie”.
Anche Stefano Lugli (Prc) ha rilevato che “questo “no” è un passaggio importante politicamente per tutti coloro che hanno dedicato tempo ed energia nel contrastare il progetto. Questa vicenda ci deve insegnare come non vanno affrontate certe questioni: le istituzioni e l’azienda hanno sbagliato fin dall’inizio”.

Giorgio Barbieri (Lega Nord) ha ricordato che “il caso è scoppiato grazie alla segnalazione dei consiglieri della Lega” e si è augurato che “il documento non sia usato dal centro sinistra come alibi per il silenzio delle istituzioni”.

Dello stesso parere Dante Mazzi (Forza Italia) per il quale “questo documento sembra una foglia di fico con cui la maggioranza si ripara nei confronti di cittadini e comitati, salvo poi chinare il capo davanti alle decisioni che verranno da Roma, come è accaduto per l’inceneritore di Modena: ci sono stati grandi proclami, poi è arrivata Hera e tutto è svanito”.

Per Cesare Falzoni (An) “la cosa più semplice che il Governo attuale poteva fare era negare l’autorizzazione al progetto, come ha fatto in altri casi, ma in questo no e c’è da chiedersi il perché”.

Walter Telleri ha esortato a non ritenere chiusa la questione con il voto: “Dobbiamo continuare a occuparcene anche perché il documento individua nella zona dell’area nord una rilevante emergenza ambientale data dai progetti di riconversione dello zuccherificio in inceneritore, di realizzazione di una centrale elettrica alimentata a biomasse, di una discarica e di un impianto di compostaggio rifiuti e della Cispadana”.
Anche secondo Elena Malaguti (Margherita) “bisogna tenere alta la guardia perché l’iter ancora non è concluso. Abbiamo una responsabilità che riguarda il rilancio del settore agroalimentare e il ripensamento del modello di sviluppo dell’area nord: ambiente, salute e tutela del territorio sono temi prioritari e trasversali che ci devono vedere uniti”.
Luca Caselli (An), sottolineando che “la primogenitura dell’ordine del giorno spetta ad Alleanza nazionale”, ha affermato che nel testo “manca Hera, la protagonista principale che, per competenza, dovrebbe essere tra i destinatari del documento. Ma siamo ancora in grado di controllare Hera? E’ questo l’interrogativo che rimane aperto”.
Tomaso Tagliani (Udc) si è infine augurato che “chi deve decidere abbia rispetto per i Comuni della Bassa modenese. Noi con questo documento diamo forza a questa gente e spero che la maggioranza si faccia portavoce delle loro istanze presso il governo centrale”.