Nel 2006 rallenta in Italia il calo
degli infortuni. Rispetto alla consistente flessione registrata nel 2005 rispetto al 2004 (-2,8 per cento), infatti, l’anno scorso il calo si e’ ridimensionato all’1,3 per cento. Il triangolo padano e’ in termini assoluti l’area geografica con il maggior numero di infortuni (piu’ di 400mila casi, pari al 43,6 per cento del totale).

Se pero’ si considera il rapporto tra infortuni denunciati e numero complessivo di addetti, gli indici piu’ alti si registrano in Umbria, Friuli Venezia
Giulia, Emilia Romagna e Puglia. E’ quanto riassume in una nota l’Inail, nella Giornata mondiale della salute e sicurezza sul lavoro.



E’ probabile che le morti sul lavoro del 2006 superino quota 1.300, tornando ai livelli del 2004 (1.328 decessi). Nel 2006, a livello nazionale sono stati denunciati 1.280 casi mortali e il loro
numero e’ destinato ad aumentare una volta conclusa la procedura di accertamento e definizione.
Il 50 per cento dei casi mortali si
registra nel Centro-Sud. Gli infortuni che avvengono nel Centro Sud sono caratterizzati da livelli di gravita’ piu’ elevati anche se nel
2006 – con 230 morti – e’ la Lombardia la regione con il numero piu’ alto di infortuni mortali, seguita da Emilia Romagna (119) e Veneto
(116). Piu’ casi mortali nelle costruzione e tra le donne che lavorano nei servizi, mentre agricoltura e dipendenti statali confermano il calo dell’anno precedente. Prosegue la tendenza al ribasso degli
infortuni ”in itinere”, cioe’ durante il tragitto di andata e ritorno dall’abitazione al posto di lavoro.



E’ donna un lavoratore infortunato su quattro. Alla riduzione degli infortuni del 2006 hanno contribuito esclusivamente gli uomini (-1,7 per cento), mentre tra le lavoratrici si registra una
sostanziale stabilita’ (-0,1 per cento). Ma l’occupazione femminile nel 2006 e’ cresciuta in misura piu’ sostenuta (+2,5 per cento,
rispetto al +1,5 dei lavoratori maschi). Tra i lavoratori extracomunitari il dato del 2006 non conferma la battuta d’arresto rilevata nel 2005 (+3,7 per cento di infortuni rispetto al 2005 e
+25,2 per cento rispetto al 2002).
Le comunita’ piu’ colpite continuano a essere quella marocchina, albanese e rumena senz’altro
per la concentrazione dei lavoratori in mansioni e settori di attivita’ a rischio elevato di infortunio, e a livelli di formazione, di preparazione e di esperienza generalmente inferiori a quelli dei
colleghi italiani.