Gli inquirenti restano convinti che le lettere a firma Pcc arrivate a Bologna a redazioni di quotidiani e a Sergio Cofferati, contenenti minacce contro il Partito Democratico e lo stesso sindaco, non siano di persone ‘organiche’ alle Br, quanto di qualcuno che, pur usando un linguaggio ‘opportuno’, ‘riecheggia, ma in qualche modo balbetta le linee della seconda posizione delle Br’.

La Procura di Bologna ha dunque aperto un’inchiesta per istigazione a commettere reati contro le istituzioni (previsto dall’articolo 302 del codice penale) e per minacce gravi, aggravate dal fine eversivo.
Non è da escludere quindi che si tratti di persone che tentano di accreditarsi, e di qui la convizione che, pur non essendo pericoloso per le istituzioni chi ha scritto, possa esserlo invece (tramite azioni dimostrative) per l’incolumità delle singole persone, in particolare di Cofferati.

L’analisi delle lettere proseguirà nei prossimi giorni, sia dal punto di vista del contenuto semantico, che da quello tecnico. Gli accertamenti mireranno anche a capire da quale città siano partite le buste.
La missiva arrivata a Cofferati è stata registrata dal protocollo del Comune questa mattina, ma considerando che porta la medesima data sul timbro postale delle altre – cioè il 28 aprile – è probabile che il ritardo nella registrazione sia da attribuire al fatto che c’è stato il Ponte del Primo Maggio.

Il fatto che nel finto mittente sia indicata una via del centro, via Inferno collegata a via Valdonica dove fu ucciso Marco Biagi, fa pensare agli inquirenti che l’autore delle missive abbia una buona conoscenza della città.