Per i non addetti ai lavori potrebbe sembrare un singolare paradosso, ma in realtà in Italia la gestione del patrimonio boschivo italiano non vive oggi problemi legati a forme di selvaggia deforestazione. Al contrario, assistiamo ad un avanzamento e ad uno sviluppo “spontaneo” del bosco in vaste aree di territorio, ove la presenza umana si è ridotta per i processi di inurbamento delle popolazioni. I modelli di gestione di questo processo sono da aggiornare, alla luce del crescente rilievo degli elementi legati alla biodiversità, ai cambiamenti climatici e al paesaggio.

La crescita naturale dei boschi nelle aree liberate dall’intervento delle popolazioni e la perdita delle funzioni originarie delle zone rurali, possono provocare cambiamenti significativi degli elementi paesaggistici fino a richiedere interventi utili a mantenerne viva la percezione e anche la biodiversità originaria. Si pone quindi il tema di come governare il “bosco recente”, tuttora in fase di rapido avanzamento: per esempio se applicare ad esso gli stessi automatismi conservativi del bosco storico o se ammetterne anche il taglio a fronte di qualche scopo come l’energia rinnovabile, la diversificazione dell’habitat o la riconoscibilità dei segnali.

Gran parte dell’attuale normativa per la gestione dei terreni boschivi e agricoli fa riferimento alla legislazione nata in seguito all’eccessiva perdita di terreni forestali avvenuta tra il 1850 e i primi del ‘900. Di fronte ad una emergenza di sostentamento delle popolazioni, a seguito dell’aumento demografico e dei conflitti internazionali, occorreva una decisa normativa di protezione idrogeologica e forestale. Veniamo quindi da una cultura che ha imparato a proteggere la quantità di beni forestali in rapido esaurimento, ma non ancora a prevedere e governare gli effetti della vitalità con cui si sviluppano, una volta ritrovata una qualche tutela, né a considerare le valenze del bosco agli effetti del Protocollo di Kyoto e della crisi della biodiversità.

La normativa, basata puramente sul “vincolo idrogeologico”, non è più in grado di identificare il rischio reale del territorio plasmato da secoli di attività umana che scompare con l’avanzamento dei boschi recenti e men che meno si dimostra adatta a considerare le dinamiche attuali dell’economia e dell’ambiente locale e globale.

In gran parte dell’Italia e anche in alcune zone del Parco dell’Appennino Tosco Emiliano che vantano territori con dimensione paesaggistica rilevante o d’eccellenza, si sta avvertendo l’esigenza di gestire secondo criteri di maggiore complessità i processi di crescita che, talvolta, possono limitare la qualità paesaggistica o la percezione di beni importanti sotto l’aspetto storico, architettonico, socio-culturale, per i quali è essenziale la visibilità come elementi caratterizzanti del paesaggio. D’altro lato si tratta di valutare in termini misurabili e di vera e propria contabilità le tematiche del contributo alla biodiversità e al contrasto dell’effetto serra del patrimonio forestale.

Per affrontare questi temi nevralgici della gestione del territorio nella prospettiva delle più recenti riflessioni in termini di politiche ambientali e di valorizzazione del paesaggio, la Provincia di Reggio Emilia con l’Ufficio Parchi e Paesaggio, il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano, l’Università di Bologna (la cui facoltà di Agraria ha sede a Reggio Emilia) e la Biennale del Paesaggio di Reggio Emilia organizzano un seminario dal titolo “Bosco e Paesaggio: ecologia, economia, scienza e politica” che si tiene a Reggio Emilia domani, venerdì 25 maggio, presso l’Aula Magna di Villa Levi in via F.lli Rosselli, 107.

Saranno presenti numerose autorità istituzionali e scientifiche del panorama locale e nazionale che dibatteranno la materia partendo dalle necessarie prospettive metodologiche più urgenti. I lavori cominceranno dopo l’apertura da parte della presidente della Provincia di Reggio Emilia Sonia Masini, del presidente del Parco nazionale Tosco-Emiliano Fausto Giovanelli e del direttore di Diproval, Alma Mater Studiorum-Università di Bologna Giulio Zucchi.

La tavola rotonda che si terrà nel pomeriggio cercherà di focalizzare come l’interpretazione di queste nuove problematiche possa riflettersi in interventi concreti anche nella nostra provincia, a tutela dell’identità paesaggistica di un territorio ove esistono alcune emergenze di notevole valore naturalistico e connotazione simbolica, identitaria e che forse stanno perdendo l’incisività della loro forza iconica a causa di un incontrollato diffondersi di bosco recente.

Per iscrizioni e informazioni: Provincia di Reggio Emilia – Assessorato alla cultura e al paesaggio
Segreteria organizzativa della Biennale del Paesaggio Via Vicedomini, 3 – 42100 Reggio Emilia
Tel. 0522 444.446 – 431 Biennale del paesaggio.