“Durante il simposio saranno illustrati anche i nostri dati raccolti su oltre 5mila amniocentesi – spiega il dottor Vincenzo Mazza, responsabile del modulo di Medicina Prenatale del Policlinico e organizzatore del congresso internazionale che si terrà dal 7 al 9 giugno – Dall’analisi dei nostri risultati risulta una perdita fetale dello 0,16% attribuibile alla metodica, un dato che costituisce uno dei migliori risultati presenti in letteratura”.

La relazione del dottor Mazza sarà presentata insieme alle innovazioni più importanti degli ultimi anni in materia di diagnosi prenatale, che sono l’oggetto del simposio internazionale in programma nell’aula magna del Centro Servizi Interdipartimentali della Facoltà di Medicina e Chirurgia, in via del Pozzo 71 domani, venerdì e sabato.

L’”International symposium on: New views and clinical implications in prenatal diagnosis” è patrocinato dall’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena e dall’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.
Il congresso internazionale, di grande rilievo scientifico, è presieduto dal professor Annibale Volpe, Direttore della Struttura Complessa di Ostetricia e Ginecologia del Policlinico, dal professor Reuven Achiron dell’Università israeliana di Tel Aviv e dal professor Antonino Forabosco, Direttore della Struttura Complessa di Genetica Medica del Policlinico. Parteciperanno all’evento alcuni tra i principali esperti mondiali in materia di ecografia, medicina prenatale e genetica medica. “Questo appuntamento – commenta il Dottor Mazza – mira a fare il punto sugli scenari futuri della diagnosi prenatale e della genetica medica. Le nuove tecnologie, una volta sperimentate adeguatamente, renderanno sempre più accurate l’ecografia ostetrica e le tecniche di genetica medica con notevoli vantaggi diagnostici e clinici”.
Quanto alla ricerca condotta dai clinici modenesi, parte di essa è stata recentemente pubblicata dalla rivista internazionale “Prenatal Diagnosis”: “La relazione sarà integrata con dati riguardanti eventuali correlazioni fra amniocentesi, grave prematuranza e basso peso alla nascita – aggiunge il dottor Mazza – Anche in questo caso i nostri dati hanno evidenziato che l’amniocentesi non rappresenta un fattore di rischio per queste patologie”. Riguardo poi alle attrezzature più moderne utilizzate all’interno del Policlinico, nella struttura di Medicina Prenatale sono operative tutte le metodiche di screening per il calcolo del rischio delle anomalie cromosomiche: da quelle ecografiche (transulecenza nucale, osso nasale, flussimetria Doppler del dotto di Aranzio, rigurgito della tricuspide) a quelle biochimiche (Bi-test).

Questo il programma del simposio:

Giovedì 7 si parlerà delle nuove e più recenti possibilità di calcolo del rischio per anomalie cromosomiche, sia mediante ecografia che mediante markers biochimici. Si affronteranno altresì i temi della sicurezza dell’amniocentesi e delle nuove metodiche di indagini genetiche prenatali. In particolare, la QF-PCR è in grado, partendo da una minima quantità di materiale fetale, di fornire, nel giro di poche ore dal prelievo, una precisa diagnosi delle anomalie cromosomiche presenti nel feto, come la trisomia 21. La MicroArray-CGH è l’indagine genetica del futuro! Grazie ad essa è possibile infatti analizzare tutto intero il genoma del feto per scoprire anomalie anche di piccolissima entità, fatto questo non possibile con la tradizionale citogenetica. Essa permetterà di rilevare una buona parte delle condizioni che sono la causa del ritardo mentale che, al momento attuale, colpisce il 2-3% dei neonati (si intende con ciò tutte le problematiche, dalle più lievi alle più gravi, il cui denominatore comune è un quoziente intellettivo inferiore a 70.
Si parlerà anche di diagnosi prenatale non invasiva, che si effettua cioè prelevando il sangue della madre, del possibile utilizzo delle cellule staminali del liquido amniotico e di terapia genica in utero.
Venerdì 8 si parlerà del futuro degli esami ecografici. Infatti gli importanti progressi in campo informatico hanno conseguentemente portato in ambito ecografico alla possibilità di elaborare dati così rapidamente da rendere oggi possibile l’utilizzo del 3D e del 4D nella pratica clinica. Si tratta di metodiche ancora sperimentali che, in futuro, potranno comportare radicali modifiche all’esecuzione dell’esame ecografico sia ostetrico che ginecologico, dove i dati verranno valutati off-line, come in una TC o RMN. Questo verosimilmente permetterà un’analisi più approfondita dell’esame e quindi una diagnosi sempre più precisa, grazie anche all’evoluzione tecnologica.
Sabato 9 sarà dedicato al potenziale utilizzo dell’ecografia intrapartum. E’ noto come la semeiotica ostetrica tradizionale risulti inficiata dalla soggettività dell’operatore; recentemente diversi lavori scientifici hanno dimostrato come molti di questi parametri possano essere valutati mediante ecografia con elevato livello di accuratezza e liberi dalle interpretazioni personali dell’operatore. Quasi sicuramente nei prossimi anni l’ecografia avrà un ruolo primario nel monitoraggio del travaglio di parto.